A nche chi non ama questo governo deve ammettere che la sua immagine esce decisamente rafforzata dal colpo messo a segno nei giorni scorsi, quando - lasciando di stucco giornalisti e

intellettualume vario - ha messo le mani sull’obiettivo numero uno, la preda più ambita. Una cattura ancora più prestigiosa se si considera che finora mai la sinistra e tantomeno i celebratissimi tecnici avevano provato a mettergli le grinfie sopra, pur nominandolo spessissimo.

E va liquidato con un’alzata di spalle chi vorrebbe ridimensionare l’operazione. È vero, dopo tanti anni da fuggiasco probabilmente era stanco. E le sue comunicazioni, analizzate in ogni dettaglio da chi nel suo nome ha consacrato la propria vita alla ricerca, suonano come echi di un mondo arcaico, esattamente come quel suo italiano formalmente impeccabile eppure così diverso dalla nostra lingua corrente. Logoro e isolato, certo. Ma che si sia voluto consegnare come trofeo a questa destra, che abbia voluto regalare quel sorrisetto trionfante al ministro, questo francamente è inimmaginabile. Interroghiamoci piuttosto sui silenzi. Sulla classe dirigente che da tempo mostra e anzi ostenta di non conoscerlo. E soprattutto sui nostri giovani, che anche se interrogati vigorosamente troppe volte hanno fatto scena muta a sentirsi chiedere qualcosa su Dante.

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