C hiariamo subito, così evitiamo ogni qui pro quo: le donne non vanno sfiorate neppure con lo sguardo un “po’ così”, peggio se offese con battute pesanti e apprezzamenti volgari, per non parlare delle strusciate nell’autobus all’ora di punta. A volte però per andare in profondità si rischia di sprofondare. Diceva Leonardo Sciascia: soltanto l’intelligenza, che è anche leggerezza, aiuta a risalire. Restiamo dunque leggeri e proviamo a immaginare la buriana che avrebbe scatenato la scena in “Amarcord” di Ciccio Ingrassia che sull’albero grida: “Voglio una donnaaa”, se Fellini l’avesse girata di questi tempi. Quante discussioni cult in tivù e quante sparate ad peram: catcalling, molestia? Forse rischierebbe anche il nostro Benito Urgu con la celebre “Whisky birra e Johnny cola”. “Si passada una bella picciochedda si furrianta che canis in cadena e nanta lascia star questa è la mia perché l’ho vista io prima di te”. Qui si adombra il sospetto del tentato possesso anche se solo abbozzato. Questo per dire occhio a non confondere il peccato con la “guasconata”. Ancora si racconta del “togo” che seduto al bar Torino in via Roma al passaggio di una bellissima donna abbia esclamato: “Piticu puru su mandolinu”. La signora lo guarda e fa: “Ma tui non du sonas, o scimpru”. Toccato e steso, con leggerezza.

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