I l ministro Salvini sta per abbassare la bandierina verde: Il ponte sullo stretto di Messina si farà, tra un mese partono i cantieri. Il Governo ha dichiarato l’opera di “rilevante interesse pubblico”, da fare e difendere col “pacchetto di sicurezza” che prevede aumenti di pena se con la violenza si tenta di impedirne la realizzazione. Avviso ai passeggeri: “non disturbate il macchinista” come nel treno a carbone di una volta. Qualche dato: 13,5 miliardi per i lavori; oltre un miliardo già speso in studi vari per un ponte sospeso di 3.300 metri, il più lungo del mondo. Chi è per il sì è convinto che la Sicilia e la Calabria ne trarrebbero gran vantaggio. I detrattori rispondono con argomenti come: sarebbe lo stesso che finanziare la mafia e la ndrangheta; impossibile, sempre che vengano combattute seriamente evitando che le leggi siano svilite dagli scarsi controlli e marcando stretti i controllori. Le paure sono altre: assicurare che si può costruire senza rischi e convincere gli espropriati che comunque l’opera sarà un successo mondiale. Per stare ai trasporti, dall’età dei nuraghi i sardi reclamano la “continuità territoriale” che non è il ponte Olbia-Civitavecchia di antica barzelletta elettorale ma, in quanto contribuenti italiani, il diritto al “ponte monetario “adeguato e stabile che non ci può essere negato solo perché ostinatamente sardi.

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