Solitudine
Caffè Scorretto
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S ui giornali di questi giorni una notizia che strappa un moto di commozione. È morto l’uomo più solo al mondo. Da 26 anni non aveva contatti, per sua volontà, con altri esseri umani. L’indigeno era conosciuto come “The Man of the Hole”, l'uomo del buco, ed era l’unico abitante del territorio di Tanaru nell’Amazzonia occidentale, Brasile. Era conosciuto con il nome di Funai, per le sue particolari tecniche di caccia. I funzionari dell’agenzia governativa che si occupa di questo lembo di terra hanno trovato il suo corpo senza vita steso su un’amaca nella sua capanna durante un servizio di sorveglianza. Nessuna traccia di altre presone. Si ipotizza che la sua morte sia dovuta a cause naturali. Chi lo ha trovato pensa anche che Funai sapesse che stava per morire: in mano stringeva una piuma d’ara ornamentale, che fa parte del rituale di morte della sua tribù. L’uomo, probabilmente per rifugiarsi o tendere agguati alle prede, scavava profonde buche, da qui il soprannome di “uomo del buco”. Ma perché la scelta di vivere un così lungo periodo in solitudine? Perché i saccheggiatori dell’Amazzonia hanno sterminato la sua tribù. Da quel momento, Funai ha preferito vivere da solo nella foresta, per sfuggire all’animale più pericoloso e crudele al mondo: l’uomo.