Pazzia collettiva
Caffè Scorretto
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N ella storia ci sono giorni che decidono il destino di interi continenti per i decenni a venire. Questa considerazione di Vladimir Bukovskij, scrittore e dissidente sovietico, si adatta ai tempi che stiamo vivendo. Ogni giorno attendiamo un evento politico decisivo; guardiamo ai cosiddetti potenti della Terra con speranza e ansia; pendiamo dalle loro voci, che con ingenuità pericolosa crediamo esprimano i loro pensieri. Invece volutamente li nascondono. Stiamo assistendo a due guerre parallele: quella sui campi di battaglia, in Europa e in Medioriente, e quella della comunicazione, che contiene una forza solo in apparenza meno dirompente. Lo sapeva Lenin, lo sapeva Goebbels. Lo sanno i dittatori. E anche i capi di quegli stati democratici ai quali le costituzioni concedono poteri decisionali pressoché assoluti. Una comunicazione martellante sovverte la realtà; la bugia ripetuta con sfrontatezza all’infinito diventa verità. Sotto questa tempesta una società perde l’orientamento, come sta accadendo sia in Occidente sia in Oriente, due mondi che per l’ennesima volta si fronteggiano. Entrambi manipolano e drogano l’opinione pubblica, della quale vogliono il consenso. Fanno sfoggio della loro distruttiva potenza nucleare. Il gioco della guerra e della pace assomiglia sempre più –è il caso di dirlo- a una roulette russa. O, scegliete voi, a una collettiva pazzia.