New York da bere
Caffè Scorretto
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O ggi a New York si elegge il sindaco e se i sondaggi non sbagliano vincerà Zohran Mamdani. Nel caso sarà interessante vedere le reazioni: i giovanilisti noteranno che ha solo 34 anni, gli ossessionati dallo scontro di civiltà si concentreranno sul fatto che è islamico, i giornalisti isolani controlleranno se ha un lontano cugino che ha fatto il militare a La Maddalena per poi scrivere che “c’è un pizzico di Sardegna” nella svolta politica della Grande Mela.
Ma noi, reperti politici di due Repubbliche fa, notiamo soprattutto che Mamdani si dice socialista. E non possiamo rinunciare a chiederci che cosa avrebbero scritto “Tango” prima e “Cuore” poi all’idea che, dopo la Milano pentaspartita e gaudente di un tempo, anche New York si ritrovi con un sindaco socialista. Solo dopo un pezzo, dopo aver giocherellato oziosamente con l’idea che un’inchiesta Clean Hands di un procuratore Of Peter decolli dalla ammissioni di un Marius Church, solo dopo aver tradotto Pio Albergo in Holy Hotel (ed esserci arresi con ignominia davanti a Trivulzio) ci viene in mente che servivano Trump e il suo disvelamento del viso pacchiano e carnivoro del capitalismo per far pensare agli americani metropolitani che quella vecchia idea europea, a ciascuno secondo i suoi bisogni e da ciascuno secondo le sue capacità, non è poi così obsoleta e in fondo resta la più umana.
