S i può capire il ministro Matteo Salvini che, travestito da Robin Hood, tenta di strappare più soldi alle banche, che ne hanno a uffa, per dare la mancetta di 20 euro al mese al pensionato che, dal primo governo Berlusconi, aspetta di portare l’incasso mensile da 620 a 1000 euro. Il ministro però scivola quando ai banchieri dal braccino corto risponde: più protestate e più il conto sale. Vista da fuori, l’impressione è che il conto scenda senza per questo chiudersi a zero. Come due anni fa quando, messe le banche a scegliere tra il contributo volontario o tenere i miliardi nel proprio patrimonio a riserve, optarono per la seconda scelta. Non si tratta di difendere le banche ma di ricordare che il braccio di ferro può funzionare con i colleghi di Palazzo Chigi ma con le banche magari no. A Matteo Salvini forse è sfuggito il passaggio di Giorgia Meloni che ha ringraziato l’Associazione Bancaria; considerato che da che mondo è mondo si può render grazie a un atto di generosità (costretta) ma non all’imposta che se dovuta è legge. Tradotto: sull’obolo di 4 miliardi si può discutere per trovare un onorevole accordo che ormai, si dice, sia in dirittura d’arrivo. Giustizia vuole che chi più ha più dia, senza dimenticare che l’overprofitto arriva soprattutto dai clienti che avrebbero gradito trovarne una parte nei propri fondi anziché in quello (senza fondo) del Tesoro.

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