L’intoccabile
Caffè Scorretto
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C he sarà mai una tiratina di capelli. Equivale a una tiratina d’orecchi, come facevano i vecchi maestri intendendo sottolineare con un gesto in luogo delle parole che l’alunno era un asinello e doveva studiare di più. Romano Prodi, che è soltanto Professore mancandogli la capacità seduttiva del Maestro, questo ha voluto dire alla imprudente giornalista che gli ha posto una domanda sul manifesto di Ventotene. «Ma che cavolo dice? Ce l’ha il senso della Storia?» ha, o meglio, non ha risposto. Il “cavolo”, agreste eufemismo, esprime un perbenismo ipocrita; mentre il richiamo alla Storia è un invito a studiare i testi liturgici della congregazione progressista. Prodi ha commentato: «Questo è un modo squallido di fare giornalismo». E poi: «Un giornalista non deve essere un sicario». Il Professore si ritiene intoccabile. Presume che lo rendano sacro le alte cariche politiche ricoperte e il suo rapporto diretto con l’aldilà nelle sedute spiritiche. Davanti a lui la libertà di stampa deve inchinarsi. Il suo ego straripa. Nessuno osi irridere il suo pensiero. Ai tempi dell’antica Roma c’era meno soggezione davanti al potente. Per canzonarlo e farlo scendere dal piedistallo, al grande Giulio Cesare, della cui doppia sessualità si vociferava nell’Urbe, urlavano: «Marito di tutte le mogli, moglie di tutti i mariti». E nulla accadeva. Neppure una tiratina di capelli.