L’estate, una malattia
Caffè Scorretto
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O rmai l’estate è una malattia. Un’epidemia. Il caldo rovente è contagioso, più se ne parla, più si propaga. Le parole contengono i virus. L’allarme per le alte temperature è diventato allarmismo. “Si muore di caldo” non è più un modo di dire, va inteso alla lettera: terrorismo termico e morti da bollino rosso. Eppure fino a non molti anni fa l’estate era la stagione del “bel tempo”, il periodo in cui si ritagliavano le settimane del riposo, delle vacanze, della villeggiatura, dei giorni in cui il cielo è più azzurro e le notti sono più stellate. Quasi una beatitudine nonostante la grande calura. Che, a leggere le cronache del passato, non era meno feroce di quella di oggi. Dopo il caldo, ecco, come intermezzo stagionale, i temporali con le bombe d’acqua. L’allarmismo cambia direzione ma continua a martellare battendo la solfa ormai ossessiva del cambiamento climatico. Che indubbiamente è in corso e, stando alle previsioni di scienziati seri non ideologizzati, durerà moltissimo: come moltissimo durano i cicli della Terra e come altre volte è accaduto in tempi remoti. La tendenza del clima proseguirà nella direzione del surriscaldamento, ma non sarà un andamento costante: avrà fughe in avanti e regressioni, come è accaduto nell’ultimo secolo. Questo sostengono gli scienziati. Ai quali presto fede più che a Greta Thunberg e al suo scolaro più verde Angelo Bonelli.