S ono in corso due guerre parallele. La principale, feroce e disumana, anche se i protagonisti sono esseri umani, si combatte sui fronti di battaglia; un’altra, secondaria soltanto in apparenza, si combatte sui media e coi media. Che sono, allo stesso tempo, luoghi di scontro e armi. La seconda è di supporto alla prima e mira al coinvolgimento sul piano emotivo e ideologico di nazioni e popoli. L’obiettivo è creare un’opinione pubblica mondiale orientata, pronta a schierarsi con chi dalla campagna di guerra mediatica emerga come vittima e contro chi risulti carnefice, vera o falsa che sia la rappresentazione. Queste guerre non sono più feroci di quelle del passato. Appaiono tali perché le viviamo in diretta, assistiamo in tempo reale agli scoppi di bombe e ai massacri. Nulla sfugge agli obiettivi. La dialettica delle parole e delle immagini artatamente manipolate riesce a capovolgere la verità in una commistione di colpe, condanne e assoluzioni tra vittime e carnefici. Quando queste terribili cronache di guerra e di fuoco passeranno al vaglio degli storici si scoprirà che tra la realtà e le sue apparenze c’è stata una contraffazione, che oggi è proibito denunciare. C’è, alla base, la volontà del mondo autodefinito progressista, che sta vincendo la guerra mediatica, di abbattere e sostituire la civiltà occidentale. Cina, Russia e loro satelliti attendono implacabili.

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