“S e non cancelliamo la legge Fornero siete liberi di spernacchiarmi” era lo squillo di Matteo Salvini, ripreso da Maurizio Landini: “Legge iniqua, da cambiare subito”. Non si ha memoria di spernacchiamento e meno che mai del cambiamento invocato dai sindacati. In questi 14 anni il sistema pensionistico architettato dalla ministra nel governo di Mario Monti, Elsa Fornero, è più che mai vivo e combatte con l’Inps. La legge, odiatissima a destra e criticata a sinistra, sta per essere addirittura rafforzata dalla stessa compagine che la voleva morta e che oggi governa con la Meloni. È la rivincita dell’ex ministra dopo anni di insulti e minacce nonché il recupero della buona politica che guarda lontano e assicura con l’equilibrio finanziario dell’Inps il futuro ai pensionati. Alcuni studi dicono che nel 2030, tra cinque e non cinquant’anni, il sistema pensionistico italiano potrebbe saltare per aria perché è l’anno in cui andranno in pensione i nati nel 1964-65 quando, in pieno boom economico, videro la luce un milione di bambini che tra cinque anni busseranno alla porta dell’Inps. Se il Pil non dovesse crescere almeno dell’1,5 per cento, l’occupazione salire e l’indice di vecchiaia migliorare, l’Inps rischierebbe. Chi allora voleva cancellare la riforma deve chiedere scusa a Elsa Fornero: è un suo dovere quanto il diritto di tutti alla pensione.

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