N eppure accantierato e già vittima di un errore giudiziario, il Ponte sullo Stretto, detto anche l’Enzo Tortora delle infrastrutture, da oggi è la bandiera della prossima riforma della giustizia.

La separazione delle carriere tra magistratura giudicante e prevenuti persecutori bolscevichi, ha annunciato Nordio spritzando entusiasmo dopo il via libera definitivo del Senato, è soltanto il primo passo verso una giustizia giusta, che impedisca alle toghe di lanciarsi in interpretazioni politicizzate e tendenziose delle norme.

Il ddl messo in cantiere in questi giorni da via Arenula comincia proprio dalla scapestrata Corte dei Conti: come suggerisce la denominazione, sarà competente solo sugli atti e gli impegni di spesa assunti dal Conte uno e dal Conte due. Su quelli approvati dal governo in carica si pronuncerà un’apposita Corte dei Meloni, che verrà istituita presso la sede viciniore del mercato ortofrutticolo. «Quando si chiamerà Corte dei Ponti – ha chiarito Nordio – ascolteremo volentieri e con rispetto quel che ha da blaterare sul collegamento dello Stretto». Del pari, e secondo il medesimo rigore filologico, i pronunciamenti della Consulta avranno valore consultivo. La Cassazione, viceversa, giudicherà solo imputati colti in flagranza (cassati con le mani nel sacco, per l’appunto).

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