Scrive Verderami sul Corriere che in questi giorni Berlusconi ripete agli intimi di sentirsi meglio, e che la sua vera malattia sono i magistrati. Questa confusione fra il piano giudiziario e quello sanitario non è nuova, e in fondo non è neanche sorprendente per un uomo che da anni fa sempre la stessa domanda, che abbia di fronte dei medici o dei giudici: non potreste prescrivermi qualcosa?

E un lettore insofferente potrebbe chiedere: va bene l’accanimento, ma queste freddure sull’Imputato in capo quando finiranno? Risposta sintetica: mai, purtroppo. Dopo decenni di un sistema di potere senza alternanza e senza alternative, con gli effetti corruttivi che sappiamo, l’arrivo di Berlusconi, all’epoca potente e ottimista fino all’impresentabilità, ci spaccò fra chi diceva che la magistratura lo perseguitava perché era entrato in politica e chi pensava che fosse opportunamente perseguito, e che per questo fosse fuggito in politica. E da allora non c’è stato più nulla da fare: garantismo per alcuni è diventato sinonimo di riscriversi le leggi scomode, altri hanno scoperto di amare la giustizia tanto da voler vedere qualcuno giustiziato. Minoranze, forse, ma egemoni. Per anni abbiamo avuto come poli Previti e l’indimenticato Ingroia, che fondò Rivoluzione civile perché quella penale non gli era riuscita. Ci serviranno decenni per smaltire gli effetti del berlusconismo.

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