S e Bertolt Brecht raccontava di un mugnaio speranzoso di scoprire un giudice a Berlino, un ex bagnino può dire di averlo trovato a Livorno. Scriveva Cicerone: “Si commettono spesso ingiustizie a causa d’una cavillatrice, troppo sottile e in realtà maliziosa interpretazione delle leggi”. Di qui il notissimo “summum ius summa iniuria”, estrema giustizia estrema ingiustizia. Se il giudice di Livorno avesse preso alla lettera “Quota 100”, il congedo dal lavoro anticipato che ritiene incompatibile l’assegno mensile con qualunque altro lavoro, la vertenza sarebbe stata indiscutibilmente pro Inps. L’ente chiedeva all’ex bagnino di versare immediatamente 20 mila euro in quanto colpevole di averne incassato 188 da una casa di produzione come comparsa in una serie televisiva. Al ricorso del pensionato l’Ente previdenziale risponde picche: è da pagare, l’ha scritto anche la Cassazione. Vero anche questo ma c’è caso e caso, 188 euro fanno ridere, spaventano i 20 mila euro di ammenda. È un classico: il mendicante che ruba un panino per fame e l’uomo in auto blu che incassa la busta da centomila euro per strafogarsi; ladri tutte e due ma è la differenza che porta il giudice di Livorno a ragionare e perdonare. Nel codice trova l’articolo che “in nome del popolo italiano” rende umana la legge, assolve la comparsa e ricorda all’Inps la citata massima di Cicerone.

© Riproduzione riservata