S econdo Transparency International l’Italia è al 42esimo posto tra 180 Paesi nell’indice di percezione della corruzione nel settore pubblico e nella politica. Da zero per i Paesi più corrotti a cento per quelli “puliti”, l’Italia riporta un punteggio di 56, più che sufficiente per allertare il giurista nuorese Giuseppe Busia, presidente dell’Autorità Anticorruzione: “la corruzione in Italia non si risolve criticando l’indice di percezione, cioè il termometro che segna la febbre e che resta uno strumento utile. Lavoriamo invece, insieme, per combatterla perché più la combattiamo meglio stiamo tutti”. Dal termometro alla terapia: la regolamentazione delle lobby, una norma che eviti i confitti d’interesse stabilendo limiti e trasparenza dell’intero processo degli appalti. Il cittadino aggiunge: stop ai privilegi che per chi ha compiti di guida dovrebbero essere usati con parsimonia. Alla politica anche la massima dei moralisti gesuiti “se non riesci a vivere castamente almeno sii cauto”, in un orecchio entra e nell’altro esce. Dopo aver eliminato il reato di abuso d’ufficio si procede, sottotraccia, per riappropriarsi dell’immunità: chiari indizi di evoluzione. Il presidente Busia invita a fare squadra, Landini a scioperare. Sono sconsigliate le rivoluzioni: la storia insegna che non hanno mai soppresso i privilegi ma cambiato solo i privilegiati.

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