Il Paese dei cachi
Caffè Scorretto
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D raghi o non Draghi, l’Italia fatica a scrollarsi di dosso l’immagine di Paese da operetta. Negli Stati Uniti solo le fasce di popolazione più colta (dai professori universitari in su) hanno un’idea precisa di noi. Per tutti gli altri, siamo pizza, mandolino, maccaroni e mafia. I francesi ci considerano una Nazione su cui vigilare perché i diritti sono in pericolo, in Germania l’opinione comune non è diversa. Oddio, cambiando governo ogni tre per due (solo nell’ultima legislatura si sono alternati tre esecutivi) non è che miglioriamo la nostra credibilità internazionale. Siamo un popolo di poeti, santi e navigatori, siamo a volte poco affidabili ma indubbiamente istrionici, dotati di inventiva e profondi conoscitori dell’arte di arrangiarsi. All’opposto, almeno così pensavo, l’Austria. Possiamo immaginare un Paese più razionale, ordinato, ordinario? Un po’ come la Germania che, se non altro, ha l’Oktober Fest con tutte le trasgressioni annesse. Poi ho scoperto che alle presidenziali austriache il terzo candidato più votato è stato Dominik Wlazny, in arte Marco Pogo, ex frontman del gruppo punk rock Turbobier e leader del Partito della Birra. E così le mie certezze sono crollate