Il mal di test
Caffè Scorretto
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Q uelli che si infliggono il tampone Covid fai-da-te si dividono in due categorie. Quelli che dicono: “Sono positivo, ecco perché ho mal di testa” e quelli che dicono: “Sono negativo eppure ho mal di testa”.
È evidente che il mal di testa glielo ha fatto venire il test. E non perché il malcapitato si è infilato il tampone su per il naso come un paletto di frassino nel cuore di un vampiro: il mal di testa è una diretta conseguenza delle istruzioni del test. Che sono scritte così male che nemmeno a farle apposta verrebbero così astruse. Intanto il termine “tampone” è usato in due accezioni diverse, tanto per confondere le acque. Poi viene adoperata con compiaciuto ermetismo la parola “staffa” per indicare quello che chiunque chiamerebbe “buco nella scatola” o al massimo “foro”. Quanto al resto, è scritto in un burocratese clinico che fa prudere le mani.
Gli americani, che sono dei ribelli, danno del tu al governo e ne vedono il fantasma dappertutto (“Il governo ti spia”, “Il governo vuole le mie tasse”). Noi, che mentalmente siamo dei sudditi, siamo ossessionati dallo Stato, ma gli diamo del lei e non sappiamo bene dove vederlo. Per l’ottimo motivo che è ciascuno di noi, anche quando deve scrivere il bugiardino di un test da ficcare in un buco del naso (in una staffa), che si sente lo Stato. E dà del lei a tutti: a chi legge, a se stesso e pure al naso. Non ce la possiamo fare.