Il lecito e il giusto
Caffè Scorretto
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L ’aumento da 240 a 310 mila all’anno al presidente del Cnel Renato Brunetta ha fatto imbestialire gli italiani e contagiato la politica, da destra a sinistra: “inopportuno” per Giorgia Meloni, “scandaloso” per la segretaria Pd, “legittimo” per l’interessato. Che l’aumento, revocato dal beneficiato, sia legittimo è scontato, considerato che la Consulta ha abolito il tetto dei compensi dei dirigenti pubblici. Ma non tutto quello che è lecito è anche giusto soprattutto se di mezzo c’è un’amministrazione pubblica come il Consiglio nazionale per l’economia ritenuta inutile da Renzi (e non solo) e tale giudicato dal Parlamento insieme a una sfilza di altri quesiti infilati nella riforma costituzionale del 2016 ma stoppata dal referendum abrogativo. I contrari confessarono che se le proposte referendarie fossero state spacchettate a quest’ora il Cnel sarebbe morto e sepolto senza rimpianti. Ma come l’uomo di fede che confida nella resurrezione anche il politico in attesa di riapparizione, appese il cartello: “torno subito”. E così è stato, dopo anni di sonno profondo il Cnel affidato a Renato Brunetta e vitaminizzato dai milioni del governo Meloni è risorto: convegni, studi, progetti e disegni di legge sui temi del lavoro e dell’economia; tra i tanti, due da ricordare: il parere negativo sul salario minimo e quello massimo di Renato Brunetta.
