I l dibattito divide sul ruolo dei genitori, soprattutto quelli degli adolescenti di adesso e che, quando erano figli, ritengono di aver sofferto (le figlie, soprattutto) divieti e controlli ossessivi.

L’accoltellamento tra quindicenni a Cagliari riporta il tema in primo piano. I magistrati minorili se ne stanno occupando e ancora sappiamo poco, ma è l’occasione per parlare in generale della crisi degli adolescenti.

Molti neuropsichiatri infantili incolpano il lockdown da Covid, che ha distrutto la loro nascente socialità, ma soprattutto sono in guerra contro i genitori-amici. Ripetono che i ragazzini con gli amici sfidano l’autorità, genitori inclusi, che dunque sono controparte: perché vietano e controllano. Quindi, non amichetti: non si può chiedere a mamma e papà un aiuto contro mamma e papà.

Tra tutti, il “mestiere” di genitore è quello più duro e stancante. Nell’opinione pubblica c’è una sacca di resistenza, minoritaria, che individua nelle mamme lavoratrici la causa dello sbando dei figli adolescenti. Maschilismo a parte, e in questo pensiero ce n’è tanto, l’esperienza in altri Paesi Ue non racconta questo.

In un tribunale pesano anche piccoli particolari che in famiglia spostano ben poco. In casa, invece, gli imputati sono maggiorenni: mamma e papà. Spesso adagiati su pigre e improbabili democrazie interne che, a una guida, manco somigliano.

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