Salvini e Macron: due personaggi che vanno spesso fuori controllo. Il primo crede di essere la reincarnazione di Alberto da Giussano, condottiero medievale capitano della “Compagnia della morte”, forse mai esistito; il secondo è convinto che in lui sia trasmigrata l’anima guerresca e imperiale di Napoleone. Tra i due ogni tanto scoppiano scintille verbali che accendono non falò ma fuochi fatui. Dopo che Macron ha ripetuto per l’ennesima volta che l’Europa deve inviare un suo esercito a combattere in Ucraina contro la Russia, Salvini gli ha dato dell’irresponsabile. E, per le vie brevi dei social, gli ha mandato a dire che a combattere ci vada lui. Poi, con linguaggio diplomatico tipico del bullo di quartiere, lo ha irriso in milanese puro: «taches al tram», attaccati al tram. Il piccolo imperatore, fattosi tradurre la frase in lingua gallica, non potendo lavare l’onta terribile col sangue, ha convocato d’urgenza l’ambasciatore d’Italia a Parigi. Una ridicolaggine. Gliel’ha rinfacciato “Le Figaro”, che ha scritto: «Salvini ha detto a alta voce quello che i francesi pensano». Siamo convinti che la pensino così quasi tutti i cittadini europei. Mai avremmo creduto, monsieur Macron, di dover dare anche noi ragione a Salvini: sì, vada lei al fronte. Così si renderà conto che una cosa è parlare di guerra, altro è farla. Come una cosa è parlare di morte, altro è morire.

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