T alvolta ci si può sentire stranieri in patria. Per rendertene conto basta leggere un titolo dominante nella prima pagina del Corriere della Sera: «La nuova Italia di San Remo». Se questa è la nuova Italia tu vivi altrove, in una realtà che non mette al vertice dei valori sociali Amadeus e la sua banda di cantanti e suonatori; né ammette la depravazione del gusto e la trasgressione quali regole per stupire. Leggi il Corriere, guardi il calendario e ti accorgi che la kermesse canora, così la chiamano, è finita da giorni. Pensavi di essertela cavata con una pena a termine: un mese di annunci e preannunci, una settimana di invasione Rai per uno sciampo al cervello, lo sciroppo Amadeus prima durante e dopo i pasti. Invece no, fine pena mai. Devi sorbirti i riassunti delle puntate precedenti, devi prepararti al futuro. Il festival è continuo: finito uno se ne progetta un altro. Corre in tv una domanda esistenziale: Amadeus accetterà il quarto mandato? Farà come Napolitano e Mattarella, che dopo i no categorici hanno detto sì immolandosi sull’altare del Quirinale? Altro che rincaro delle bollette, altro che Covid. San Remo come narcosi. Nessuna critica, nessuna opposizione dai media che contano. Pensiero unico. Il conformismo ha il sapore della nebbia: ti sembra di respirare e invece soffochi.

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