M odi per schierarsi contro l’invasione russa ce ne sono mille, dal più concreto – andare a combattere come fecero i volontari delle brigate internazionali in Spagna – al più platonico, litigare sui social col conoscente fino a ieri asintomatico e improvvisamente putiniano.

In mezzo ci sono un sacco di opzioni. Una, per restare in tema social, è non tracannarsi le bugie propinate dalla propaganda dell’uomo forte. Un modo artigianale ma efficace è controllare la fonte: più è controversa o difficile da rintracciare, più alte sono le possibilità che quella notizia così inaspettata, quel punto di vista così spiazzante siano esemplari di disinformacija. Non farsi manipolare è importante. Non perché siamo anche noi combattenti ma perché a modo nostro – domani come elettori, già oggi come contribuenti – facciamo parte dei bordi del campo di battaglia. Seconda cosa minima: un gran regalo per Putin e il suo regime sarebbe confonderli con la Russia, con i russi, con la grande e misteriosa anima russa. Un antidoto può essere leggere o rileggere un classico russo: fa bene allo spirito e ristabilisce le proporzioni. Guerra e Pace è il suggerimento più ovvio, ma forse la scelta migliore è Il maestro e Margherita. Perché è splendido, perché Bulgakov nacque a Kiev e perché spiega bene che cosa succede quando Satana prende casa a Mosca per un po’.

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