N on per fare del facile Abodi shaming, ma le dichiarazioni del ministro dello Sport sulla propria assenza al trionfo di Sinner lasciano perplessi. Soprattutto perché è riuscito a esprimere consecutivamente i seguenti concetti, senza cambiare voce o fare l’accento svedese con la patata in bocca come Fantozzi:

1) «Capita anche a un ministro di aver bisogno di fermarsi e di dover passare una giornata con la famiglia».

2) «Non c’era nessun membro del governo, non c’erano le istituzioni e ce ne dispiace, sarebbe stato bello essere presenti».

È vero, sarebbe stato simpatico. Anche perché a tifare per Alcaraz c’era il re di Spagna. Ma la cruda realtà è che 99 italiani su 100 e lo stesso Sinner, travolti dall’euforia, questa “assenza delle istituzioni” non l’avranno notata (né risulta che il re abbia ansiosamente domandato: “Abodito, dónde está Abodito?”). Il mistero è perché il ministro l’abbia sottolineata, fra l’altro chiamando in correità il resto del governo. E soprattutto perché ci tenesse tanto a chiarire di aver passato una giornata in famiglia, costringendoci a considerare che quest’anno erano facilmente individuabili 364 giornate senza italiani in finale a Wimbledon. Doveva passare la domenica a casa? Affari suoi, gli sarebbe bastato definirsi «bloccato da ragioni personali». Ma sarebbe stato troppo facile. Vuoi mettere il gusto di farsi un ace da solo?

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