L ’aspirante giornalista Beppe Viola all’esaminatore che gli chiedeva se Fanfani nella Dc stava a destra o a sinistra, rispose: “dipende dai giorni”. Giorgia Meloni direbbe: “dipende dalla convenienza”. Vorrebbe stare con Trump perché l’America comunque sia è l’America, perché l’uomo avanza e non arretra e perché su alcune questioni, vedasi dazi, spera di non pagare dazio. C’è un particolare che comunque imbarazza la nostra premier: l’Unione europea, la nostra famiglia allargata, per Trump è, all’incirca, “un’espressione geografica” com’era l’Italia per il cancelliere austriaco Metternich. Non basta. Matteo Salvini quando propone il presidente americano addirittura al Nobel per la pace rischia di far saltare la tattica cerchiobottista di Giorgia Meloni che comprende anche le pendenze aperte dall’Unione nei confronti dell’Italia: 57 per violazione dei diritti comunitari e 16 per mancato recepimento delle direttive. Per un costo (trattabile) di 1 miliardo. Siamo anche l’unico tra i 27 membri a non aver aderito al Fondo Salva Stati. Motivo: “serve solo a salvare le banche tedesche”, ripete Matteo Salvini. Quindi ancora e sempre “più Italia e meno Europa”. Giorgia Meloni difende la sua “Strana famiglia perché, come cantava Giorgio Gaber, pur soffrendo molto “noi facciamo un buon ascolto siamo quelli con l’audience più alto”: con Trump e/o con Ursula.

© Riproduzione riservata