Diceva Cicerone
Caffè Scorretto
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“S i commettono spesso ingiustizie a causa di una cavillatrice troppo sottile e in realtà maliziosa interpretazione delle leggi”, scriveva Cicerone nel 44 avanti Cristo. Nel dopo Cristo, anno 2025, la “cavillatrice”” ha aperto le porte del carcere di Sollicciano, non proprio una comoda pensione, a un uomo di 94 anni, Renato Cacciapuoti. Data l’età, come la giustizia giusta avrebbe suggerito e il pannolone sostenuto, potevano tenerlo tranquillamente ai domiciliari magari con l’obbligo di controllare i lavori stradali. Il signor Renato non aveva mai rubato niente e meno che mai accoltellato qualcuno; 15 anni fa era stato condannato a 4 anni e 8 mesi per bancarotta. Il tempo passa senza che a nessuno passi per l’anticamera del cervello di chiedere una pena alternativa, ragion per cui alla scadenza dei termini, il magistrato emette l’ordine di arresto senza considerare i 94 anni anche se in salute. La notizia va in cronaca, i media alzano il volume finché al sesto giorno la “cavillatrice” trova il cavillo e in un pater senza gloria il vecchietto viene trasferito in un altro carcere dove un altro magistrato gli concede i domiciliari. Accade quando la scienza giuridica svirgola e guarda più alla lettera che alle persone fino a dimenticare il famoso detto: “Summus ius, summa iniura”, estrema giustizia, estrema ingiustizia”: Cicerone, duemila anni fa.