Con la propria testa
Caffè Scorretto
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L ’8 e il 9 giugno andate al mare o comunque sia girate al largo dai seggi elettorali dove si voterà per i 5 referendum abrogativi sulla cittadinanza italiana e sul mercato del lavoro. Lo raccomanda la destra unita. Sinistra e sindacati predicano il contrario: votare è sacro diritto, è giusto dovere. Ma non è un obbligo, replicano i “non voto”. Non si tratta di decidere chi ha torto o ragione sulle garanzie e gli obblighi, anche se a predicare l’astensione si fa torto alla ragione, quanto capire qual è la materia del contendere oltre gli slogan. Gli elettori, sempre meno numerosi per disaffezione procurata, trascurano i soliti politicanti che trasformano i referendum in battage pubblicitari per tornaconti di bottega, immaginando che gli italiani rispondano “presente” al solo schioccar di dita, senza fornire uno straccio di dibattito sul perché della chiamata al voto. I promotori incalzano la Rai perché accenda le telecamere sui referendum fornendo, non per scelta o gentile programmazione, ma per dovere in quanto tivù pubblica, quindi dei cittadini, un’informazione chiara, tempestiva, comprensibile e senza partigianeria affinché ciascuno possa decidere con la propria testa. In passato l’esito di consultazioni di questo tipo non ha cambiato le cose, chi aveva il dovere di farlo se n’è guardato bene. A conferma che il popolo è sovrano senza potere.