I l Gruppo bancario Bper decide di chiudere gli sportelli del Banco Sardegna in venti piccoli paesi ed è rivolta. Una punizione per i territori più fragili, sbotta l’Associazione comuni sardi e che, rincarano i sindaci dei paesi, mortifica la funzione sociale che il sistema bancario dice di svolgere ma solo a parole. Speranzosi nella cosa “buona e giusta” anche la Regione fa sponda. Il fatto è che ormai le banche si fanno quattro righe di conti e quando da quattro le righe si riducono a due abbassano la serranda come fa un barista, un ristoratore o l’imprenditore che non ci sta più con le spese. Di fatto (e per statuto) la banca è un’azienda, magari particolare ma in fondo come tutte le altre: anziché patate commercia soldi. Fa i suoi interessi e il cliente paga gli interessi. Nella partita del dare e dell’avere ognuno gioca la sua partita; magari bastasse una riflessione di Papa Francesco e gli appelli della Regione a far passare l’idea che oltre al profitto c’è di più. Restando ai conti non occorre un Draghi qualunque a spiegare che la chiusura di venti sportelli è niente rispetto ai disastri causati da un sistema che si è sbragato ma non ha mai pagato. Qualcosa dicono stia cambiando. Calma e bancomat perché comunque vada ci sarà sempre uno sportello amico, per dirla con Beppe Grillo, disposto a prestarti una penna legata a una catenella.

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