Brenno americano
Caffè Scorretto
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B rutalmente, con il suo modo sbrigativo di fare e disfare, affermare e smentire il ciclone Donald Trump ha tolto di dosso a noi del condominio Ue ogni pudico paludamento. Ora siamo nudi, come mamma Europa ci ha fatto. Sappiamo chi siamo, abbiamo contezza del nostro peso, minimo, e della nostra influenza, scarsa, in campo internazionale. Ne abbiamo avuto la certezza quando abbiamo visto la nostra piccola Ursula annuire, con sorriso rassegnato, mentre l’ingombrante Donald scaricava la sua solita artiglieria di parole. Preludio verbale all’imposizione di dazi pesanti e contropartite da “prendere o lasciare”. Finito l’impari incontro, i mandanti europei hanno contestato il comportamento della mandataria e il risultato ottenuto. I più cavallereschi le hanno dato della remissiva; gli altri della sprovveduta e incapace. Non abbiamo stima della signora von der Leyen, che siede sullo scranno più alto dell’Ue grazie a un papocchio chiamato compromesso tra forze diverse. Quel ruolo le sta largo come una campana al battaglio. Però, in questo caso, non possiamo che difenderla. Con il vuoto alle spalle per via di un’Europa incapace di esprimere una linea unitaria, non poteva ottenere di più. Trump, forte e prepotente come un Brenno americano, ci ha fatto capire quanto poco contino i ventisette stati disaggregati e litigiosi dell’Euromanicomio di Bruxelles.