Al rallentatore
Caffè Scorretto
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H itchcock diceva che il cinema è la vita senza i tempi morti. E in effetti in un film i fatti e i dialoghi sono tutti collegati e ritmati (solo nei porno, aggiungeva Eco, un semaforo da quattro minuti dura effettivamente quattro minuti, perché lì la trama non c’è ma serve comunque una pausa fra un climax erotico e l’altro). Hitchcock viene in mente seguendo la campagna elettorale americana, con Trump che ogni giorno ne spara una più angosciante e burina (e funziona) e Biden che ogni sera dà un indizio più imbarazzante di decadenza (e l’angoscia non è che Joe stia svanendo, perché è sempre stato stravagante e ha uno staff che lo farebbe governare bene anche se girasse con lo scolapasta in testa, ma che l’elettorato lo noti e lo molli). Noi convinti che le elezioni Usa siano determinanti per quasi tutti e tutto, dalle prossime guerre in Europa al prezzo del pecorino sardo, viviamo non si sa bene se in un horror alla moviola o nelle pause di un porno un po’ confusionario. E in attesa della prossima del Cafone e del Rimbambito, che Michelle Obama ci salvi dicendo “Spostati nonnetto, che mi candido io” o che The Donald guadagni un vantaggio decisivo proponendo la defiscalizzazione dei sacrifici umani, ci occupiamo di Sanremo, della spesa da fare e dei compleanni da ricordare. Forse avevano ragione i neorealisti: i tempi morti sono la vita.