N iente sesso ai mondiali di calcio in Qatar. Così la stampa occidentale ha riassunto un comunicato dell’autorità governativa di quel piccolo Stato. Non è un’intimazione a atleti e tifosi a non praticare sesso; è vietato quello extraconiugale. Chi trasgredirà sarà punito con le pene severe della sharia. Che in Qatar si applica, equiparati per gravità, a adulterio, rapina e omicidio. Per i rapporti adulterini sette anni di carcere, per quelli omosessuali anche la fustigazione. È proibito, si sa, anche il consumo di alcol. Sarà quindi un mondiale casto, di astinenza sessuale e alcolica. E niente festeggiamenti all’occidentale. Nel comunicato è scritto: «Le manifestazioni pubbliche a effetto e di affetto sono disapprovate, non fanno parte della nostra cultura. E questo vale per tutti». Atleti, tifosi e tifose per potere alloggiare con mogli e mariti dovranno esibire i certificati di matrimonio. Compagni e compagne non sono ammessi. Meno che mai le avventure di una notte. Ora tutto si spiega: l’eliminazione dell’Italia dai mondiali è stata una scelta ragionata dei giocatori e dell’allenatore. Niente sesso libero, niente alcol, niente festeggiamenti? E noi in Qatar non ci andiamo. Dopo tutto perdere è stato più facile che vincere. Sia chiaro: solo per questione di sesso (e di ormoni), non di pallone.

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