La copertina rossa a pois, tutt’intorno la nera devastazione della guerra. Su una barella una donna incinta viene trasportata fuori dall’ospedale di Mariupol, finito sotto i bombardamenti russi. Era il 9 marzo 2022, la città sotto assedio era straziata da sofferenza e terrore: in uno scatto, il fotografo ucraino Evgeniy Maloletka è riuscito a raccontare tutta la drammaticità della guerra. Una foto intensa che è stata scelta fra altre 60mila e premiata come “foto dell’anno” nel World Press Photo, il premio internazionale di fotogiornalismo (promosso dalla Fondazione di Amsterdam) che dal 1955 ogni anno incorona i migliori fotografi professionisti per gli scatti più significativi, contribuendo così a creare la storia del giornalismo visivo mondiale.

L’immagine regina del 2022 è in mostra al Palazzo delle Esposizioni di Roma insieme agli altri 120 scatti finalisti al concorso: foto dopo foto sembra di sfogliare un annuario di cronaca e rivivere i maggiori avvenimenti di quei dodici mesi. Istantanee di storie reali, capaci di portare i visitatori nell’olimpo del fotogiornalismo che nel modo più autentico e rigoroso possibile consegna i fatti alla storia. Nella carrellata di immagini si spazia dalle scene forti della guerra al dramma dei profughi fino alle annose questioni ambientali che attanagliano il pianeta.

Visitatori alla mostra di Roma (foto V. Pinna)

Nell’edizione 2023, le giurie composte dai massimi esperti al mondo, hanno selezionato i quattro finalisti tra 24 vincitori regionali; complessivamente sono state esaminate 60mila foto e progetti inviati da 3mila 752 fotografi provenienti da 127 paesi. La foto del 36enne ucraino, come dichiarato dal presidente della giuria globale, il photo editor del New York Times e cofondatore di Diversify Photo Bente Lewis è stata premiata “nel primo anniversario dell’inizio della guerra in Ucraina per il potere dell’immagine, la storia che c’è dietro e le atrocità che mostra. La morte della donna incinta e di suo figlio riassume gran parte della guerra”. La giuria ha ritenuto che la foto rappresentasse un attacco al futuro dell’Ucraina: la donna ferita partorisce ma il bimbo Miron (che significa pace) nasce morto; mezz’ora dopo anche la giovanissima mamma cessa di vivere.

La guerra in Ucraina ritorna anche negli scatti del greco Alis Konstantinidis che coglie il dolore immane di una ragazza che piange sul corpo del padre, ucciso sotto i bombardamenti mentre andava a comprare il pane.

Riproduzione di un'altra foto che rappresenta lo strazio di una giovane che ha perso il padre in un bombardamento russo (foto V.Pinna)

Il premio World Press Photo “reportage dell’anno” è andato a Mads Nissen, fotografo danese, con “Il prezzo della pace in Afghanistan”: in nove foto racconta le difficoltà quotidiane del popolo afghano che vive sotto il regime dei talebani in assenza di aiuti internazionali.

Riproduzione del progetto sull'Afghanistan (foto V. Pinna)

Colpisce il progetto “Non riesco a sentire gli uccelli” della venezuelana Fabiola Ferrero: sette foto per descrivere le difficoltà del suo Paese afflitto dal collasso economico, fra violenza politica e degrado.

Riproduzione di un'immagine del progetto sul Venezuela (foto V. Pinna)

Nella galleria non manca la rivolta delle donne iraniane magistralmente rappresentata dall’iraniano Ahmad Halabisaz che il 27 dicembre 2022 ha immortalato una ragazza, seduta su una sedia in una piazza trafficata di Teheran: la giovane in pantaloni, sneakers sembra sfidare la legge sul hijab obbligatorio, pochi giorni dopo la morte di Mahsa (la giovane curda presa in custodia dalla polizia islamica per aver indossato il velo in modo sbagliato). L’immagine, che ha ricevuto una menzione d’onore, diventa simbolo di disobbedienza civile e rivendicazione di libertà.

riproduzione della foto sulla rivolta delle donne in Iran (foto V. Pinna)

Il dramma dei profughi è tema centrale nel progetto “Passeggeri” dello spagnolo Cesar Dezfuli che ritrae ragazzi fuggiti dall’Africa e richiedenti asilo in Europa: la composizione è di grande impatto, i primi piani dei giovani e sullo sfondo il mare simbolo di speranza anche se troppo spesso il sogno di un futuro si infrange in quelle acque.

Riproduzione del progetto sul dramma dei profughi (foto V. Pinna)

Altro tema centrale è quello ambientale, in particolare la crisi climatica. La fotografa armena Anush Babajanyan ha conquistato il premio “progetti a lungo termine” con il suo lavoro intitolato “Acque maltrattate” realizzato in Tagikistan e Kirghizistan, Uzbekistan e Kazakistan: la gestione dell’acqua e la siccità, la mancanza di energia ma anche il coraggio delle popolazioni locali che non si arrendono.

E ancora il francese Jonathan Fontaine ha avuto una menzione d’onore con “L’ultimo viaggio del nomade”: la sedicenne Samira avvolta in un mantello rosso osserva a distanza un campo nomadi in Etiopia. E la sua sagoma quasi si confonde con quella distesa di tende. Lei è l’unica sopravvissuta di una famiglia, che possedeva anche capre e cammelli, ma non è riuscita a superare la siccità.

Riproduzione della foto che ritrae un campo profughi in Etiopia (foto V. Pinna)

Il fotografo egiziano Mohamed Madhy con il progetto “Qui, le porte non mi conoscono” descrive la storia di un villaggio di pescatori che rischia di scomparire a causa dell'innalzamento dei mari. Il lavoro, frutto di una collaborazione con i pescatori, si compone di foto ma anche di lettere, disegni e scritti a mano: ha vinto il premio Open format.

Il fotografo italiano Alessandro Cinque è volato in Perù per realizzare il progetto “Alpaqueros” dedicato alle donne allevatrici peruviane che rischiano la vita per salvare gli alpaca e mantenere vivo il commercio e la loro economia. Gli animali lottano sempre più per sopravvivere perché le aree di pascolo si riducono e i ghiacciai si ritirano. Alessandro Cinque è stato premiato fra i vincitori regionali.

Riproduzione di un'immagine del progetto sulle allevatrici di alpaca in Perù (foto V. Pinna)

E ancora il tema energetico con l’italiano Simone Tremonte che ha ottenuto una menzione d’onore con il progetto “Net-Zero Transition”: mostra le proposte più innovative dalle energie rinnovabili alle produzioni alimentari che potranno permettere all'Europa di diventare il primo continente a impatto zero. 

Riproduzione del progetto del fotografo italiano Tremonte (foto V. Pinna)

Altri temi di stretta attualità rappresentati nella mostra sono quello delle mamme surrogate, degli anziani e delle comunità Lgbtqi. E ancora l’uso dei pesticidi e l’inquinamento.

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