È uno dei capolavori dei cinema horror italiano, riconosciuta nel mondo come una delle pellicole di maggiore qualità di un genere che ha estimatori anche tra alcuni dei maggiori registi moderni di Hollywood. “Profondo Rosso”i, il film di Dario Argento uscito nel 1975, compie quest’anno 50 anni ed è tornato nelle sale completamente restaurato con la nuova tecnologia 4K che ne esalta sia le immagini che il suono, diventato celebre a livello internazionale grazie alla colonna sonora del gruppo dei Goblin. “Avevamo un contratto con la Cinevox Records, e Dario Argento voleva delle musiche più rock per il film – aveva raccontato a suo tempo Claudio Simonetti, il leader della band progressive - La colonna sonora l’aveva cominciata Giorgio Gaslini però il regista non era molto soddisfatto, così parlò con la Cinevox, che gli propose noi, i Goblin. Dario ascoltò i nostri pezzi e ci scelse come arrangiatori. Poi, dopo l’abbandono di Gaslini, Argento ci diede in mano l’intera colonna sonora. Così nacque Profondo Rosso, un disco che ancora oggi continua ad avere nuovi estimatori”.

Con una miscela unica di suspence e una narrazione mozzafiato, il capolavoro rivoluzionò il genere del cosiddetto horror e thriller psicologico, diventando campione di incassi e venendo anche citato spesso in numerose altre opere successive.

“L’uso sapiente di colori, del montaggio e della colonna sonora ipnotica – racconta Luca Piras, cinofilo ed esperto di cinema dell’orrore - creò un linguaggio cinematografico unico. Ogni inquadratura e ogni nota sono accuratamente studiati per evocare sensazioni contrastanti. Nel corso degli anni il film ha dato vita ad un dibattito senza precedenti per il genere, con retrospettive e analisi approfondite in festival e rassegne”.

La celebrazione di questo 50° anniversario è molto più di un semplice ricordo nostalgico. In tanti hanno deciso di rivedere la pellicola-icona di Dario Argento, mentre le nuove generazioni hanno approfittato dell’occasione per vederlo per la prima volta e scoprire che, nonostante il mezzo secolo trascorso, né la sceneggiatura né la narrazione patiscono del tempo trascorso.

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