Vivono in un limbo, sospesi tra il mondo dei vivi e quello dei morti. Nessuno sa a quale realmente appartengano: se siano ancora tra noi, nascosti chissà dove per loro libera scelta o perché costretti da qualcosa o qualcuno; o se abbiano lasciato definitivamente il mondo terreno, di loro volontà o per imposizione altrui. L’esercito degli scomparsi in Italia allarga le file ogni anno e la Sardegna non fa eccezione: di punto in bianco qualcuno sparisce e lascia nell’angoscia i genitori, i fratelli e le sorelle, gli affetti più cari, gli amici. A volte è una situazione momentanea e qualcuno torna; in altri casi viene ritrovato mentre conduce un’esistenza da sbandato; a volte si recupera solo il cadavere. Ma c’è anche chi non dà più notizie di sé. La casistica è ampia: suicidi, sequestri finiti tragicamente, semplici disgrazie mentre si cammina nei boschi, ci si perde e non si viene più recuperati. Impedendo a chiunque di sapere cosa davvero sia accaduto e, quantomeno, di piangere il proprio caro in cimitero.

Guido Manca, scomparso a Ploaghe

Nell’Isola i numeri sono ragguardevoli. Negli ultimi 48 anni (dato aggiornato allo scorso 31 dicembre) sono state inoltrate 3.543 denunce di scomparsa (258.552 quelle nazionali): quasi 74 all’anno, anche se il dato va alleggerito da quello (consistente e riferito per lo più agli ultimi anni) riguardante gli stranieri migranti. Sono state ritrovate 2.678 persone e dunque un mistero fitto avvolge le restanti 865. Dove sono finte? Tante sono senza dubbio morte, quarant’anni senza dare notizie sono quasi una vita, e tra loro ci sono certamente i sequestrati; di molte altre è stata dichiarata la morte presunta, però i loro nomi (come ben spiegato in un articolo pubblicato sull’Unione Sarda dalla collega Piera Serusi nel 2016) «restano nel registro apposito perché non sono mai stati ritrovati i corpi», spiegava l’allora capo della squadra mobile cagliaritana Alfredo Fabbrocini. Quando viene trovato un corpo ma non se ne conosce l’identità, dal 2010 le informazioni vengono inserite nell’elenco dei cadaveri non identificati per eseguire il confronto con i dati raccolti sulle persone sparite. E ogni qual volta il suolo sardo restituisce ossa umane (nelle grotte, nelle campagne, sulle spiagge, in mare) sono previsti i test del Carbonio 14, indispensabile per sapere a quale epoca risalgano, e del Dna. Nella stessa occasione il dirigente spiegava che le scomparse vengono divise in tre categorie: volontarie, accidentali, violente. C’è chi decide di abbandonare e stravolgere l’attuale modo di vivere per semplice insoddisfazione o per fuggire; poi ci sono i malati, principalmente di Alzheimer, la cui memoria ballerina impedisce spesso di ritrovare la strada di casa; infine ci sono gli omicidi e i rapimenti.

L'avvocato Gianfranco Piscitelli

Se nel primo caso chi si dilegua ha tutto l’interesse di far perdere le tracce, e nel terzo tutto (o la gran parte) dipende dalla possibilità investigativa di risolvere il mistero, nel secondo l’avvocato Gianfraco Piscitelli, presidente di Penelope Sardegna, l'associazione che assiste le famiglie degli scomparsi, ha proposto da tempo una possibile soluzione: «Mi batto affinché le persone anziane con l’Alzheimer, con un inizio di demenza senile, con problemi di dipendenza ormai non più gestibili o altre malattie che riducono l'orientamento siano dotate dalla Regione di un braccialetto o di un’altra apparecchiatura fissa gps. Qui in Sardegna, specialmente in piccoli paesini, si pensa spesso sia difficile che un anziano si perda, ma non è così: basta fare un breve giro nei campi e in campagna, ci si perde e non si ritrova più la strada». Come Anna Maria Giordano, trovata senza vita nel novembre 2018 in viale Monastir a Cagliari a meno di un chilometro dal luogo della scomparsa; Daniele Tetti, sparito da Capoterra e morto sulle montagne di Sinnai nel settembre 2015; Pietro Cuccu, svanito da Assemini e deceduto a un chilometro di distanza da casa nel settembre 2015; Luigi Medda, di Villasimius, recuperato privo di vita a breve distanza dalla propria abitazione nel marzo 2021. «Tutti malati di Alzheimer o affetti da un inizio di demenza senile», sottolinea Piscitelli. A suo dire magari con quel sistema si sarebbero salvati e lo stesso sistema si sarebbe potuto utilizzare con le persone scomparse a causa di problemi psico fisici e molto anziane: Elena Ghironi di Sinnai, Ignazio vadilonga di Cagliari, Luigi Dessì di San Vito, Salvatore Angioni di Sestu, Guido Manca di Ploaghe, Pietro Arrius di Arbus. Ma la casistica è molto più ampia e comprende anche chi è sparito pur non avendo patologie particolari (alcuni si ritiene siano stati uccisi) e ha lasciato parenti e amici nell’angoscia: tra i tanti, Irene Cristinzio di Orosei, Cristian Farris di Orroli, Salvatore Elias di Orgosolo, Vittorio Maullu di Cagliari. E Marco Frau di Assemini: di recente sono state trovate ossa in un canale di scolo vicino a Uta e l’esame del Dna è stato chiaro: sono proprio quelle del maestro elementare scomparso un anno e mezzo fa. Resta da chiarire se si sia trattato di un suicidio o di un delitto, ma gli investigatori propendono per la prima tesi.

Luigi Dessì, scomparso a San Vito

Il gruppo di lavoro dell’associazione, composto da legali, psicologi, criminologi e psichiatri, ha molto su cui lavorare. Delle 3.543 denunce di scomparsa, quelle riguardanti cittadini italiani sono 2.423: ne sono stati ritrovati 2.267, dunque è ancora avvolta dal mistero la fine di altre 156 persone. «Abbiamo ritrovato tanta gente con la diffusione immediata di messaggi di allerta e ho sempre avuto ottime risposte da chi mi segue sui social», aggiunge Piscitelli, «è essenziale l'immediata denuncia alle forze dell'ordine, inizialmente anche telefonica e poi di persona. I primi istanti sono fondamentali e possono salvare una vita. C'è molta disinformazione e mancanza di formazione: le ricerche fai da te rendono pressoché nullo il lavoro con i cani specializzati perché inquinano le tracce e, anche in caso di situazioni più gravi, distruggono elementi importanti sulla scena dell'eventuale crimine. Anche i volontari devono essere guidati da gente esperta».

Salvatore Angioni, scomparso a Sestu

Nella 24esima relazione annuale del Commissario straordinario del Governo per le persone scomparse, la più aggiornata, si segnala che al 31 dicembre 2020 in Sardegna sono stati recuperati 34 cadaveri in mare e in altri luoghi dell’Isola; che il 70 per cento dei minorenni in tutta Italia viene rintracciato nella prima settimana e che molti rientrano spontaneamente dopo qualche giorno alle proprie famiglie per mancanza di risorse economiche; che «solamente il 16 per cento dei minorenni scomparsi viene ritrovato dopo oltre un anno», una percentuale che «si riduce all’8 per cento per quanto riguarda gli italiani» e raggiunge «il 23 per cento per i minori stranieri». Dei 3.543 scomparsi nell’Isola, 195 hanno superato i 65 anni di età e 1.691 hanno meno di 18 anni. Sono 2.080 gli scomparsi in provincia di Cagliari, 946 in provincia di Sassari, 344 in provincia di Nuoro, 173 in provincia di Oristano. Gli italiani sono 2.423, gli stranieri 1.120; 2485 gli uomini, 1.058 le donne. Tra i minorenni, 50 hanno sino a 10 anni di età, 267 hanno compiuto tra gli 11 e 14 anni e 1.374 hanno tra i 15 e i 17 anni; 905 sono stranieri, 786 italiani; 1.173 sono maschi, 518 sono femmine.

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