Soldi, soldi, soldi. Lo sport dei tempi nostri – quelli dominati da tre T: tv, telefonini, tablet – è un mondo fatto di prestazioni atletiche da record e compensi inarrivabili per i comuni mortali. Da decenni calcio, basket, golf, pugilato, tennis, automobilismo e tante altre discipline sportive sfornano miliardari.

In cima alla classifica c’è Michael Jordan. L’uomo che ha fatto volare il basket e la Nike, un marchio vivente da 3 miliardi di dollari. Nessuno, nella storia dello sport, ha saputo trasformare l’agonismo in impero come ha fatto lui. Le scarpe Jordan sono un simbolo planetario, e l’ex numero 23, oggi imprenditore, continua a guadagnare più da pensionato che da giocatore. I ragazzini di oggi continuano a collezionare le sneaker che portano il suo nome anche se “Air” si è ritirato dai campi più di vent’anni fa.

Dietro di lui, sul green, Tiger Woods: la potenza del suo swing ha generato 1,91 miliardi di dollari. La sua parabola personale, fatta di trionfi, scandali e ritorni, non ha mai intaccato il suo valore commerciale. Woods è stato la calamita che ha portato sponsor e pubblico nel golf come mai prima.

Sul terzo gradino del podio Cristiano Ronaldo. Con 1,83 miliardi di guadagni totali, il portoghese non è solo uno dei calciatori più vincenti, ma un marchio globale che spazia da profumi a catene alberghiere. L’approdo in Arabia Saudita ha aggiunto nuovi zeri a un conto già stellare. L’ultima classifica di Forbes sui guadagni annuali lo vede primo: 275 milioni.

Appena sotto, Lebron James (1,49 miliardi), emblema dell’atleta-imprenditore: NBA, Hollywood, quote societarie e un’intelligenza finanziaria che lo ha reso molto più di un giocatore. Cifra simile, ma diversa parabola, per Lionel Messi. he con i suoi contratti record e sponsor (Adidas su tutti) tiene viva la sfida eterna con CR7 anche sul piano economico.

Più giù in classifica troviamo David Beckham: da calciatore elegante a icona globale, ha costruito un impero da 1,2 miliardi nominali. Dalle passerelle alla proprietà dell’Inter Miami, “Becks” è l’esempio di come il fascino possa diventare un business planetario.

Segue Roger Federer, il tennista gentiluomo, che ha guadagnato 1,23 miliardi nominali (1,59 aggiustati) soprattutto grazie a sponsorizzazioni senza tempo e a un’immagine costruita con la precisione di un rovescio perfetto.

E ancora: Floyd Mayweather, “Money” di nome e di fatto. Circa 1,15 miliardi nominali (1,52 miliardi aggiustati), incassati a colpi di pay-per-view e borse milionarie. Il pugile americano ha trasformato ogni match in un evento mediatico e – soprattutto - in una miniera d’oro.

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