Tre decenni condensati in due ore e mezzo: le prime cotte e le uscite notturne con gli amici, la provincia e  il riscatto sociale, la discoteca e la nostalgia dei tempi andati. Il concerto di Max Pezzali è un viaggio negli Anni 90 con rapide incursioni in questo millennio, che forse ha regalato all’ex 883 meno successi ma lo ha consacrato tra i big della musica italiana. Il tour Max30 nei palasport di tutta Italia significa fare i conti col proprio passato: le ex fidanzate, i compagni di scuola persi per strada, i litigi da adolescente con i genitori.

C’è mezza vita in un concerto che Pezzali canta tutto d’un fiato. Performance ineccepibile (sembra di ascoltare un Mp3, o forse è più giusto dire un Cd visto che si parla di ‘90), ma poco intrattenimento del pubblico, zero aneddoti, si passa da una canzone all’altra senza pause.

Il concerto ad Assago

A Milano il forum di Assago salta subito con “Sei un mito”: l’età media sugli spalti va dai 35 ai 45 anni, ma c’è anche qualche ventenne che ha trascinato i genitori (o forse il contrario), a dimostrazione che Max è trasversale è arriva a un pubblico eterogeneo grazie al suo stile semplice e genuino.

Non dimentica gli anni degli 883, quelli più ruspanti, da “Non me la menare”, “Te la tiri”, “6 1 sfigato”, a “Jolly Blue” e “S’inkazza”, poi c’è il momento più intimo di “Come mai” e “Una canzone d’amore”.

Max Pezzali agli esordi

E si va avanti così a colpi di hit fino al gran finale in cui si susseguono capolavori come “La dura legge del gol”, didascalia dell’amicizia maschile, forse il suo lavoro più azzeccato, e ancora “Il grande incubo”, “Nord sud ovest est”, “Tieni il tempo” e “Con un deca”, che chiude un concerto (nessun bis!) in grado di raccontare un’intera generazione.

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