Non è lui l’orco di questa brutta fiaba. Sebastien Chabal, leggenda del 15 di Francia, uno dei personaggi più mediatici del rugby moderno, ha perso la memoria. Colpi in testa, concussions, commozione cerebrale. L’Orco, come tutti lo chiamavano, ha un avversario difficile da buttare giù, una faccenda che gli riusciva piuttosto bene da terza linea. Meglio se le maglie avversarie erano tutte nere o bianche con una rosa sul petto. Uno di quelli che fanno paura solo a guardarlo.

È lo stesso giocatore ad averlo ammesso in un'intervista: “Non ho nessun ricordo, neppure di un solo secondo di una partita di rugby che ho giocato”, ha detto Chabal, 47 anni, 62 match con i Bleus, in un'intervista al canale Youtube Legend. 

Se per tutti era l’Orco Lui amava definirsi “un compromesso fra un uomo e una bestia”. In ogni caso, Sebastien Chabal è stato un personaggio unico e inimitabile nel mondo del rugby moderno. E per questo le sue ultime dichiarazioni fanno male: “Non mi ricordo di uno solo delle 62 Marsigliesi che ho sentito suonare”, ha aggiunto l'ex seconda o terza linea, che ha giocato fra l'altro con le maglie del Bourgoin, del Racing 92 e degli inglesi del Sale.
Chabal sostiene nell'intervista di non aver mai consultato un neurologo: “Per fare cosa? La memoria non tornerà”, afferma, aggiungendo di non avere più nessun ricordo neppure della nascita di sua figlia. “Ci sono state parecchi procedimenti in corso da parte di ex giocatori, di associazioni, perché in carriera abbiamo incassato un po' di botte sul casco”. 

Le parole, queste parole soprattutto, sono macigni, ma purtroppo non sono un caso isolato per quelli della generazione di Chabal, terza linea francese che ha giocato dal 2000 al 2011 e che sta pagando a caro prezzo i tanti colpi alla testa ricevuti in un periodo dove non c’era. Oggi World Rugby dedica oggi grande importanza alle commozioni cerebrali, tra nuovi protocolli, sostituzioni immediate e controlli continui.

Di certo più nessuno pensa che il caschetto possa aiutare. Puro effetto placebo. I colpi nel rugby si prendono.

Però purtroppo la generazione di Chabal, e quelle precedenti, è stata funestata da problemi di questo tipo. Commozioni cerebrali, perdite di memorie, anche alcuni casi di Sla. Lo stesso Chabal ha spiegato: “Ci sono e ci sono stati parecchi procedimenti giudiziari a riguardo. Noi ex giocatori abbiamo incassato tanti colpi sul caschetto”. Il caso più eclatante riguarda un processo partito nel 2020, con una denuncia partita da oltre 200 giocatori contro le federazioni inglesi e gallesi, ree di non aver fatto abbastanza per tutelare la salute dei giocatori.

In qualsiasi sport di contatto, la concussion (trauma cranico) è purtroppo un rischio inevitabile. Il rugby (come il pugilato, il football americano le arti marziali miste e tanti altri sport tra cui perfino il calcio) non fa purtroppo eccezione e le commozioni cerebrali stanno diventando una seria preoccupazione quando si tratta del benessere dei giocatori.

Il tema è diventato particolarmente sentito e dibattuto nel mondo del rugby dopo che nel 2020 otto ex giocatori internazionali, avendo sviluppato un encefalopatia traumatica cronica (demenza precoce), hanno citato in giudizio World Rugby e le loro rispettive union per i danni cerebrali permanenti.

Dopo questa prima iniziativa si sono aggiunti anche tanti altri giocatori (adesso sarebbero oltre 150) e sono emersi diversi altri casi di grandi campioni del recente passato che hanno sviluppato problematiche analoghe. Basti pensare all’ex pilone 41enne degli All Blacks, Carl Hayman che ha raccontato la sua battaglia con l’insorgere dell’encefalopatia traumatica cronica precoce causata dalle concussion. O, ultimo caso in ordine tempo, quello dell’ex capitano del Galles Ryan Jones le cui dichiarazioni sono state riprese da moltissimi media (non solo ovali) in tutto il mondo.

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