Lo straordinario che non deve essere considerato ordinario
Il discorso di Emma Ruzzon, presidente del Consiglio delle studentesse e degli studenti dell’Università di PadovaEmma Ruzzon, presidente del Consiglio delle studentesse e degli studenti dell’Università di Padova
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Lo straordinario non dev’essere considerato ordinario. Il percorso degli studenti eccellenti, i cui ottimi risultati negli studi spesso riempiono le pagine dei giornali, per Emma Ruzzon, presidente del Consiglio delle studentesse e degli studenti dell’Università di Padova, deve essere considerato come un’eccezione e non come un modello da portare ad esempio. Solo così si potrà rompere il sistema ingiusto che, sempre secondo Ruzzon, porta tanti studenti verso la depressione e addirittura il suicidio, in quanto convinti di non aderire al modello vincente che la società tutta, e non solo l’università, perpetua da troppo tempo.
E così, all’apertura dell’801esimo anno accademico dell’ateneo patavino, il discorso di Emma Ruzzon invita ad una riflessione sul sistema meritocratico e sulla competizione, spesso insana, che ne è alla base.
La rappresentante dei 70mila studenti dell’Università di Padova ha appeso al leggio da cui ha letto il suo discorso, subito diventato virale sui social, una corona di alloro: nelle foto di rito dei neolaureati simbolo di un titolo di studio faticosamente conquistato, ma che Emma Ruzzon ha voluto dedicare a quanti quel titolo non l’hanno mai raggiunto perché, sentendosi falliti a causa delle difficoltà incontrate nel percorso di studio, sono arrivati al gesto estremo, come poche settimane fa la studentessa universitaria suicida nel bagno dello Iulm di Milano.
«Sentiamo il peso di aspettative asfissianti che non tengono in considerazione il bisogno umano di procedere con i propri tempi, con i propri modi», afferma la presidente degli studenti. Aspettative sociali e familiari.
Il percorso universitario, insomma, non è una gara, ma così viene spesso presentato da una narrazione mediatica sbagliata, prosegue Ruzzon, che celebra a caratteri cubitali i successi di chi si laurea eccezionalmente in quattro anni o di chi in poco tempo consegue più lauree, facendo credere siano percorsi normali ed ordinari.
La richiesta, quindi, è di avere rispetto dei tempi di tutti, perché studiare non deve diventare una gara e fermarsi non significa perdere tempo ed essere dei falliti che deludono le aspettative. E infine l’invito a tutte le forze politiche perché si interroghino su questa emergenza e abbiano il coraggio di mettere in discussione un sistema evidentemente sbagliato.
La presidente ha poi ricordato i problemi strutturali che spesso preoccupano gli studenti e ledono il diritto allo studio: per esempio la mancata erogazione delle borse di studio. Già nel maggio dello scorso anno, di fronte al presidente Mattarella e alle più alte cariche dello Stato giunti a celebrare l’ottocentesimo anniversario dell’università patavina, Emma Ruzzon aveva denunciato a gran voce la mancanza in Italia di vera libertà di studio visto che- aveva ricordato- la carriera universitaria è appannaggio di pochi e solo il 29% dei giovani riesce a laurearsi, mentre di contro il sistema di tassazione è uno dei più alti d’Europa.
«Il grido di dolore dei ragazzi va ascoltato. Dobbiamo aiutarli a realizzare i loro sogni sostenendoli nei momenti di difficoltà. Ma non possiamo regalare loro la laurea», ha replicato Salvatore Cuzzocrea, presidente della conferenza dei Rettori italiani, che era presente a Padova.
Cuzzocrea ha detto che sono stati aperti nei vari atenei dei servizi di counseling per gli studenti, il cui malessere è aumentato dopo la pandemia. «I giovani oggi - ha poi aggiunto - devono capire che un fallimento non fa di te un fallito. Penso che una parte di responsabilità dipenda anche dai modelli della società contemporanea che punta più sul successo facile dei tiktoker che sull’istruzione e il lavoro».