La storia nei set di mattoncini, la passione di Alberto Cauli
Il ricercatore oristanese vive ora a Belluno e progetta opere che poi tanti amatori ricostruiscono. Nella sua casa ben 400 lavori e una ricca biblioteca di testi di storiaPer restare aggiornato entra nel nostro canale Whatsapp
La storia è la sua passione, oltre che essersi trasformata in un lavoro: è al centro della sua occupazione da sempre, come ricercatore. E non poteva mancare perfino in un passatempo “costruttivo”, è proprio il caso di dirlo. Un hobby che fin da bambino alimenta la creatività e che è riaffiorato con entusiasmo una decina di anni fa. Alberto Cauli, oristanese, oggi ha 43 anni, dopo aver trascorso una decina d’anni in giro per il pianeta fra dottorati vari di ricerca storica, è tornato in Italia.
Da un po’ di tempo si è stabilito a Belluno e lavora per una società svizzera di letteratura accademica che si occupa di argomenti medicoscientifici, cura la progettazione editoriale. Nel suo tempo libero crea set per opere costruite con i mattoncini (quelli della famosa Lego) e la storia, suo primo amore, non lo abbandona nemmeno in questi lavori del suo hobby: ha creato, infatti, vecchi depositi ferroviari, un rione fra edifici d’epoca e stradine di acciottolato, tanto per fare alcuni esempi. Una splendida avventura cominciata qualche anno fa, quando per gioco ha esposto i suoi lavori in un sito specializzato e da lì è partito tutto. Una azienda di Hong Kong lo ha contattato. «All’inizio ho pensato a una comunicazione spam, come tante ne arrivano quotidianamente, e non le ho dato peso» racconta da Belluno Alberto Cauli, «poi, a distanza di un anno, quella email mi è riapparsa sotto gli occhi e ho pensato di rispondere, non c’era alcun link quindi non avrebbe potuto essere una trappola». Bene, in pochissimo tempo, è arrivata la proposta. «Mi si offriva di mettere a disposizione i miei set, indicando il numero dei pezzi, i colori e il libretto delle istruzioni. Ho accettato e ora, quando ho qualche novità, la propongo a questa azienda che produce e mette in vendita queste scatole contenenti i mattoncini che, uno dopo l’altro, in alcuni casi formano piccole opere d’arte».
Questo è un tipo di hobby che coinvolge tantissime persone che non sono più bambini. Sì, perché è un’attività che incanta tanti adulti. «Ho scoperto che anni fa la Lego attraversava un momento critico, superato grazie all’interesse dei tantissimi appassionati che continuano a maneggiare i mattoncini per farne diventare magnifiche creazioni, con dettagli anche minuscoli». Facendo leva proprio su questa passione trasversale che conquista tanti, molte aziende si sono messe all’opera per commercializzare i mattoncini. In alcuni casi sono confezioni che contengono anche cinquemila pezzi, un numero che non spaventa chi si cimenta in questo passatempo. «Ora ho in produzione un deposito ferroviario d’epoca e un rione con edifici e stradina in acciottolato, una colonna idraulica con locomotiva» racconta Cauli. «C’è sempre un pizzico di storia nei miei set, è la mia passione che mi ha consentito di girare in diverse parti del mondo». Tuttora la coltiva attraverso una collaborazione con la rivista National geographic. «Mi piacerebbe che anche i più giovani si appassionassero a questo hobby» è il messaggio di Alberto Cauli, «perché stimola la creatività ed è più avvincente rispetto a videogame. In questa attività sei parte attiva e devi ingegnarti a capire e tentare le varie ipotesi per costruire le opere». Alcune davvero monumentali. «Per me è una passione» spiega ancora, «perché non rappresenta certo un modo per speculare. Ho collezionato alcune centinaia di set, che occupano buona parte della mia casa: è una bella soddisfazione sapere che i miei progetti vengono poi messi in vendita; mi piace l’idea che anche i più giovani si possano avvicinare a questo hobby: creatività e fantasia ne avrebbero giovamento». La sua casa a Belluno ha un buon equilibrio fra libri di storia e set realizzati con i mattoncini: quattrocento set fra nuovi e vintage per un totale di oltre 250mila mattoncini, cui poi vano aggiunti quelli sfusi che Alberto usa per realizzare i prototipi: “Ma questi non so quanti possano essere”. Insomma un modo originale per far sposare la storia a un hobby creativo e stimolante.