Incendi, ancora troppi rischi e poca prevenzione
Radiografia della stagione antincendi appena conclusaPer restare aggiornato entra nel nostro canale Whatsapp
La campagna antincendio si è appena conclusa e i dati parlano di una stagione positiva. Eppure i rischi sono ancora troppi e bisogna investire maggiormente sulla prevenzione, anche nei comportamenti della quotidianità che talvolta possono essere molto pericolosi per l’ambiente: basta anche un mozzicone di sigaretta gettato dall’auto per scatenare l’inferno.
Nell’Oristanese solo a ottobre ben 87 roghi nelle campagne. Un aumento del fenomeno, proprio quando la campagna antincendio è agli sgoccioli, dovuta agli abbruciamenti non autorizzati. Un dato che la dice lunga sulla necessità della prevenzione ma che non compromette una stagione che «è stata comunque positiva – spiega Michele Chessa, direttore dell’Ispettorato forestale di Oristano- anche se non bisogna mai abbassare la guardia. I rischi sono ancora troppi».
Dal primo giugno al 25 ottobre nella giurisdizione dell’Ispettorato di Oristano (86 Comuni, manca Laconi che rientra nell’Ispettorato di Nuoro) sono stati registrati 288 incendi, un dato inferiore dell’8,41 per cento rispetto alla media degli ultimi dodici anni che si attesta su 314 incendi annui. La superficie complessiva percorsa dal fuoco è di circa 664 ettari, di questi circa 600 sono rappresentati da colture e pascoli. Gli incendi che hanno interessato il bosco sono stati 15, per una superficie complessiva di circa 56 ettari. Le zone più colpite sono state Terralba in località Pauli Longas con quasi 68 ettari in cenere, Arborea nell’area Perd’è Mesu con 66 ettari, Sedilo con 42 ettari, Arcidano con 41 e ancora Suni e Santu Lussurgiu.
Il corpo forestale sempre in prima linea nella campagna antincendio (foto archivio L'Unione Sarda)
L’analisi
«Rispetto al report del 30 settembre scorso con 201 incendi totali, si è registrato un incremento di 87 nuovi eventi solo a ottobre –fa notare Chessa –Questo aumento è legato soprattutto al calo dell’attenzione di tanti operatori impegnati nella attività agricole e pastorali che spesso si verifica nella parte finale della stagione anche se il livello di pericolo rimane elevato». Numerosi episodi sono riconducibili a abbruciamenti non autorizzati che, in giornate di forte vento e in assenza di pioggia, sono sfuggiti al controllo, trasformandosi in pericolosi incendi. «Questo quadro trova una conferma oggettiva perché le stazioni con il maggiore numero di roghi sono state quelle di Oristano e Marrubiu, rispettivamente con 90 e 77 incendi– aggiunge il direttore – e si tratta di eventi di matrice agricola. Mentre le stazioni di Ghilarza e Bosa, rispettivamente con 33 e 32 casi, hanno dovuto fare i conti con abbruciamenti di natura pastorale perché in queste zone i pastori usano ancora il fuoco per gestire le erbe infestanti». Da qui si parte per avviare da subito un piano di prevenzione. «Bisogna organizzarsi da subito, coinvolgere le comunità e il mondo agropastorale per mettere a punto dei protocolli da seguire – sottolinea Chessa –Continuo a ripetere che gli incendi non si spengono solo con l’acqua ma anche con la prevenzione e la corretta gestione del territorio». La campagna appena conclusa, che oltre al Corpo forestale ha visto in campo Vigili del fuoco, Forestas, Protezione civile, compagnie barracellari e tantissimi volontari, si è distinta per una gestione efficace e tempestiva grazie alla professionalità degli operatori e al gioco di squadra dell’apparato antincendio. «Nonostante gli sforzi, gli incendi di origine colposa sono in aumento –aggiunge – Gesti apparentemente banali come abbruciamenti non autorizzati, l’uso di attrezzi che producono scintille o anche un mozzicone di sigaretta possono avere effetti gravissimi. Serve attenzione, i rischi sono sempre elevati. Non possiamo continuare a giocare sempre sulla difensiva. Occorre cambiare paradigma: serve una strategia regionale che metta la prevenzione al centro».
