I protagonisti di questa storia sono due militari. Che, in realtà, hanno poco in comune. A cominciare dal fatto che sono vissuti in epoche completamente diverse: uno, Amsicora, nato nel III secolo avanti Cristo, guidò le truppe sardo-puniche contro gli invasori romani; l’altro, Stefano Cagna, è stato un generale dell’Aeronautica militare, abbattuto sui cieli delle Baleari dalle navi inglesi il 1° agosto 1940.

La storia comincia ai piedi di Monte Urpinu intorno al 1929-1930: in quegli anni, l’aeronautica militare sta sempre più prendendo piede; diventa indispensabile realizzare depositi dove stoccare il carburante per gli aerei da guerra, dal kerosene jet alla benzina avio. La Sardegna è al centro del Mediterraneo, una zona militarmente strategica: ovvio che uno dei più importanti depositi venga realizzato nell’Isola.

E Monte Urpinu viene individuato come un luogo ideale: vicino al mare, può ospitare enormi cisterne metalliche nelle quali stoccare il carburante. Un utilizzo che si è protratto a lungo: sino al momento della dismissione, nel 2007, le navi cisterna, ormeggiate alla diga foranea di Su Siccu, scaricavano il carburante che, attraverso un oleodotto, arrivavano sino a Monte Urpinu da dove, poi, partiva verso gli aeroporti militari di Elmas e di Decimomannu.

Perché questo lungo preambolo? Il coinvolgimento di Amsicora, in effetti, è facilmente comprensibile: nel 1897, un gruppo di giovani, riuniti in una minuscola macelleria, comincia a praticare la ginnastica. E sceglie come nome per la nuova società proprio Amsicora. Lo sport finisce con l’appassionare tanti ragazzi. Un gruppo che prende in affitto alcuni locali in via Principe Amedeo e fonda la società scegliendo come nome proprio quello del soldato sardo-punico. Dopo il trasferimento, nel 1900, in via Lanusei, Guido Costa, il successore del primo presidente Raffaele Garzia, acquista, il 9 giugno 1922, un’area dismessa dal demanio pubblico, utilizzata come colonia penale, per 11.600 lire. Già proprio quell’area in cui tutt’ora l’Amsicora opera.

Il coinvolgimento di Stefano Cagna? Nato nel 1901, diventa uno dei primi piloti di idrovolanti nel centro sperimentale di Bracciano. Non tarda a farsi un nome. Anche perché, in quegli anni, la propaganda del regime fascista punta tanto sull’aviazione; Cagna diventa uno stretto collaboratore di Italo Balbo. Nel 1940, diventa il più giovane generale di brigata aerea ma, proprio quell’anno, il suo aereo viene abbattuto dalla contraerea navale britannica al largo delle Baleari.

Un eroe per l’aeronautica militare. Che decide di dedicargli quella strada che collega il 68° Deposito militare dell’aeronautica proprio con lo stadio Amsicora dove, già da qualche anno, il Cagliari gioca le sue partite interne. Siamo alla fine degli anni ’50, nessuno ci fa molto caso perché in quella zona ci sono, appunto, soltanto lo stadio, la caserma (e l’ex convento benedettino, in quegli anni, trasformato in deposito). Ma la fame di case cresce. E proprio agli inizi degli anni ’60 si comincia a costruire palazzi in quella zona che, formalmente, è ancora militare.

A quel punto, quello del nome diventa un problema: il Comune di Cagliari prende atto del fatto che alcuni suoi cittadini stanno andando a vivere in quella strada. E si impunta: in quegli anni, nei quali si alternano nella poltrona di sindaco Mario Palomba, Antonio Follese, Giuseppe Peretti e Giuseppe Brotzu, la maggioranza è saldamente in mano alla Democrazia cristiana. Un partito che, dieci, quindici anni dopo la fine della Seconda guerra mondiale, è fortemente antifascista. E non riesce proprio ad accettare il fatto che una strada venga intitolata a un uomo, in qualche modo, collegato allo sciagurato Ventennio.

Lo scontro diventa durissimo: il Comune non vuole neanche sedersi al tavolo delle trattative con l’Aeronautica. E i vertici militari fanno una mossa assolutamente inattesa: quell’area ha ancora le stellette, proprio all’ingresso di via Cagna (quella che recentemente è stata ribattezzata piazza Manlio Scopigno) sistemano una sbarra e un militare di guardia. Non passa più nessuno tranne che i mezzi diretti al deposito carburanti.

Magari i (pochi) residenti di via Cagna (ma anche di via Baccelli e via Fermi) non risentono troppo del blocco dal momento che l’auto, in quegli anni, non è alla portata di tutti. Ma la domenica arrivano in tanti per assistere alle partite di quel Cagliari che sta cominciando la scalata verso il calcio che conta. Quella sbarra diventa un problema. E, alla fine, il Comune è costretto a cedere e ad accettare quella denominazione. Così, alla fine, ancora una volta “l’invasore” (in questo caso, Stefano Cagna) ha la meglio sul padrone di casa, il soldato Amsicora.

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