Ilario e Simmaco, i due papi venuti dalla Sardegna
Pontificati difficili in un’epoca di grande instabilitàPer restare aggiornato entra nel nostro canale Whatsapp
In un tempo in cui Roma vacillava sotto i colpi delle invasioni barbariche e la cristianità lottava per difendere la propria fede, due sardi salirono al soglio pontificio per guidare la Chiesa: Ilario e, qualche decennio più tardi, Simmaco. Due figure ormai dimenticate ma di grande importanza, soprattutto per la Sardegna che può vantarsi di aver dato i natali a due successori di Pietro in epoche tanto difficili.
Ilario
Papa Ilario, nato nella Sardegna romana probabilmente nei primi decenni del V secolo, visse in un’epoca di grande instabilità. L'Impero romano d'Occidente era al tramonto e le dispute teologiche scuotevano il mondo cristiano. Formatosi tra le aule ecclesiastiche e le prime esperienze a Roma, si distinse per le sue qualità diplomatiche e per il suo profondo senso della fede.
Fu diacono sotto il pontificato di Leone Magno, uno dei più grandi pontefici della storia. Proprio Leone lo inviò come legato al famigerato Concilio di Efeso del 449, quello che la tradizione cristiana definirà poi il “Concilio dei ladri”, per l’atmosfera di violenza e irregolarità che lo caratterizzò. In quell’occasione, Ilario si oppose con fermezza alle decisioni filo-monofisite, rischiando la vita per portare a Roma la notizia degli eventi. Il suo coraggio gli valse grande prestigio e, alla morte di Leone I, nel 461, fu eletto papa.
Durante il suo pontificato dovette affrontare la sfida di un Impero in disfacimento, con un’autorità civile ormai incapace di mantenere l’ordine. La Chiesa si trovava spesso sola a difendere la legalità e la fede. Ilario agì con fermezza: intervenne nelle dispute ecclesiastiche di Gallia e Spagna, territori ancora frammentati, e si oppose a chi, tra i vescovi, cercava di sottrarsi all’autorità di Roma. Lavorò per rafforzare l'autonomia della Chiesa contro le ingerenze del potere civile, difendendo la necessità che le nomine episcopali fossero libere da pressioni politiche.
Fu anche un costruttore attento: restaurò basiliche e fece erigere nuovi edifici religiosi, come l’oratorio di San Giovanni Battista nel Laterano, lasciando un'impronta concreta nella Roma ancora scossa dalle invasioni barbariche.
Morì il 29 febbraio 468, dopo meno di sette anni di pontificato, e fu sepolto nella Basilica di San Lorenzo fuori le mura. La sua memoria venne venerata come quella di un santo, anche se il passare dei secoli e figure più celebri ne offuscarono il ricordo. Non risulta che abbia mai fatto ritorno nell’Isola che gli diede i natali, ma la sua figura resta un vanto per la Sardegna.
Simmaco
Circa trent’anni più tardi, in un’epoca ancora segnata da conflitti e tensioni, un altro sardo salì al soglio pontificio: Simmaco, nato probabilmente a Cagliari. Eletto papa nel 498 d.C., si trovò subito coinvolto in uno degli scismi più aspri della storia della Chiesa antica: il cosiddetto scisma laurenziano.
Alla sua elezione si oppose una parte del clero romano, che elesse il diacono Lorenzo, con il sostegno dell’imperatore d’Oriente Anastasio I. Per alcuni anni Roma fu divisa, e la cristianità romana visse un clima di forte tensione. Simmaco, accusato dai suoi avversari di simonia e scandali morali — accuse che avevano radici più politiche che reali — dovette difendersi in più sinodi. Durante questi difficili processi si affermò un principio destinato a segnare il diritto canonico: il papa, come giudice supremo, non può essere giudicato da nessuna autorità umana.
Nonostante le difficoltà, Simmaco si dimostrò un pastore energico. Restaurò molte chiese, come la Basilica di San Martino ai Monti, promosse l’assistenza ai poveri e ai pellegrini, e difese strenuamente l’autonomia della Chiesa romana dalle ingerenze imperiali. La sua azione, pur svolta in mezzo a continue contestazioni, contribuì a consolidare l'indipendenza della sede di Pietro in un’epoca di forti pressioni dall'Oriente.
Morì il 19 luglio 514, e fu sepolto nella Basilica di San Pietro.
Due papi, due epoche diverse ma ugualmente drammatiche. Due uomini di fede e di coraggio, figli della Sardegna, che seppero guidare la Chiesa attraverso le tempeste del loro tempo, lasciando un’eredità spesso dimenticata ma preziosa.