Il passato e l’identità sarda rivivono nelle foto “in sa posa a s’antiga”
Il fotografo oristanese Stefano Orrù presenta “Arratratus” con l’associazione A sa crabarissaPer restare aggiornato entra nel nostro canale Whatsapp
Pose antiche davanti all’obiettivo. Sguardi intensi in cui si coglie una fierezza dal sapore antico. Pochi istanti e quegli scatti regalano un tuffo nel passato, un viaggio nella storia e nella nostra identità. Ecco il segreto che fa della mostra fotografica “Arratratus” di Stefano Orrù molto più di una carrellata di immagini. L’esposizione, in collaborazione con l’associazione culturale e folklorica A sa Crabarissa, ha fatto il suo debutto a Cabras nel cartellone del festival della bottarga. Tre giornate da tutto esaurito, con visitatori entusiasti e emozionati davanti al lavoro artistico del fotografo.
Oristanese, 56 anni, Stefano Orrù da alcuni anni ha iniziato un progetto di ricerca fotografica ispirato agli scatti realizzati in Sardegna fra la fine dell’Ottocento e l’inizio del Novecento.
Alcune protagoniste del progetto ammirano i ritratti (foto V. Pinna)
«In particolare ho studiato e approfondito il lavoro dell’oristanese Achille Parnicich, considerato uno dei pionieri della fotografia» spiega Orrù. Un maestro di oltre un secolo fa che, per un singolare intreccio del destino, aveva la sua bottega in via Carmine a pochi passi da via Crispi dove Stefano Orrù oggi ha la sua “piccola bottega fotografia”. Partendo da uno studio accurato delle tecniche del passato nasce il progetto “In sa posa a s’antiga”. «Il mio obiettivo non è solo quello di riproporre l’estetica di quelle immagini ma cerco soprattutto di restituirne l’anima, il valore documentario, la memoria collettiva e il contesto culturale in cui sono state realizzate». Orrù sperimenta linguaggi visivi che rievocano quel tempo «senza mai perdere il legame con l’identità contemporanea» precisa. Il progetto mira a valorizzare la memoria visiva e culturale delle comunità sarde.
In quest’ottica si è rivelato determinante l’incontro con l’associazione A sa crabarissa, da sempre custode della tradizione lagunare, che ha sposato in pieno la filosofia del fotografo e aderito con entusiasmo all'iniziativa.
Il fotografo Stefano Orrù e il presidente dell'associazione Matteo Poddi (foto V. Pinna)
«Riprodurre le foto antiche era un sogno che cullavo da sempre -rivela il presidente Matteo Poddi- e, quando Stefano ci ha illustrato il progetto, ne siamo rimasti tutti affascinati».
Così è iniziato il percorso culminato con “Arratratus”. Per settimane una trentina di componenti dell’associazione sono diventati modelli: vestiti gli abiti unici della tradizione, donne e ragazze, uomini e bambini (di età compresa fra uno e 80 anni) sono diventati protagonisti. «Abbiamo riprodotto anche alcuni arredi dell’epoca come la staccionata per ricreare fedelmente le atmosfere dell’Ottocento e quelle pose composte, solenni tipiche del periodo» aggiunge Stefano Orrù. Ogni dettaglio storico è stato curato con meticolosità, il resto l’hanno fatto l'abilità e la professionalità del fotografo oristanese che con quella carrellata di foto accompagna il visitatore in un viaggio nella memoria. Nei visi segnati dal tempo e dalla fatica, in quelli più giovani e altrettanto fieri, nei volti dei bambini ognuno può cogliere un qualcosa di familiare, rivedere un po’ del proprio passato attraverso le lenti della modernità.
Uno dei ritratti in mostra (foto V. Pinna)
Ed ecco la passeggiata nel tempo fra i colori dolci che a tratti si fanno più decisi, giochi di luci e un chiaroscuro che fanno di quei ritratti un’autentica arte. Ogni scatto è un frammento di identità condivisa, ogni immagine può rappresentare la storia di ciascuno.
«Gli abiti, le persone, le pose – spiega Orrù – diventano simboli di un passato che continua ad appartenerci. Con Arratratus ho voluto dare nuova vita a immagini che raccontano chi siamo e da dove veniamo».
Un come eravamo rivisitato da Stefano Orrù che con questa mostra offre l’opportunità di riscoprire e valorizzare il ricco patrimonio culturale, tradizionale e folklorico sardo attraverso il linguaggio universale della fotografia.
L’auspicio è che il progetto possa essere ripetuto anche in altri paesi e condiviso in altre realtà. In un’epoca che vive di selfie e immagini usa e getta, affidarsi all’arte e alla tecnica della vera fotografia è la strada migliore per tenere viva la memoria collettiva e la propria identità.
Vistatori alla mostra (foto V. Pinna)