Il limone che inguaiò l’imprendibile spia tedesca
In mostra a Londra reperti e documenti finora top secret dell’MI5, la mitica agenzia di controspionaggio del Regno UnitoPer restare aggiornato entra nel nostro canale Whatsapp
C’è tutto quello che riguarda i famigerati Cambridge Five, il quintetto di spie sovietiche attive a Londra tra gli anni ‘30 e ‘50 del Novecento. Passaporti, report di sorveglianza, e persino una lettera del 1973, parte dell’informativa alla regina Elisabetta sulla presenza di un agente di Mosca a Buckingham Palace. E ancora, marchingegni per la comunicazione cifrata, una bomba da mortaio dell’Ira, valigette col doppio fondo, la prima telecamera e centinaia di altri reperti che raccontano la storia della MI5, la mitica agenzia per la sicurezza e il controspionaggio del Regno Unito. Ma il pezzo più straordinario è senza dubbio un limone, o meglio, quel che resta, nero e rinsecchito, dell’agrume che fu trovato nella tasca del cappotto dell’agente tedesco Karl Müller, spia giustiziata nel 1915 nella Torre di Londra. Un limone di 110 anni fa.
Sono le meraviglie in mostra fino al 28 settembre nello spazio espositivo degli Archivi nazionali di Kew, Londra. “MI5: Official Secrets”, è il titolo della mostra che per la prima volta fa conoscere al pubblico il mondo dello spionaggio e del controspionaggio, il dietro le quinte delle incursioni belliche dei conflitti mondiali, della Guerra Fredda e dell’antiterrorismo. Il limone secolare (più un altro della stessa data ridotto in spicchi) racconta una parte interessante di questa gloriosa storia, poiché il succo di questo agrume era usato come inchiostro invisibile sulle lettere, e solo una fonte di calore è in grado di rivelarlo. Per questo la raccomandazione che accompagnava ogni operazione era «Brucia dopo aver letto».
Qual è dunque la vicenda narrata da questo reperto secolare? Era la storia di Karl Müller, sbarcato a Hull, nell’East Yorkshire, il 10 gennaio 1915. Era arrivato con i rifugiati belgi, aveva un passaporto russo, ma in realtà era tedesco. Tempo qualche settimana e, usando un nome falso (L. Cohen) cominciò a spedire lettere a un indirizzo di Rotterdam.
Ora, bisogna dire che fin dalla sua nascita nel 1909, il Secret Service Bureau (oggi MI5) aveva lavorato per stanare gli agenti stranieri e aveva catturato diverse spie tedesche sul suolo britannico. Particolarmente fruttuoso si era dimostrato il lavoro dell’ufficio di censura postale che, con migliaia di operatori (in maggioranza donne) esaminava la corrispondenza, lettere e telegrammi attraverso i quali potevano passare le comunicazioni degli agenti segreti. Fu così che a una occhiuta operatrice dell’ufficio sembrarono piuttosto strane le lettere inviate da tale L. Cohen a Rotterdam, un indirizzo che sapeva tanto di copertura, e così le consegnò a un agente dell’MI5 che le passò al calore di un ferro da stiro.
D’incanto, tra le righe vergate con l’inchiostro, comparve un messaggio e accanto alla firma il suo codice identificativo: AE III. In una delle missive era scritto: «A Epson diecimila uomini si esercitano ogni giorno, le truppe partono da Folkestone, Newhaven e Southampton».
Dall’indirizzo del mittente, Scotland Yard arrivò prima a John Hahn, un fornaio di origini tedesche con cittadinanza britannica e, dopo l’arresto di questi, al sedicente russo che si rivelò essere il signor Karl Muller di nazionalità tedesca. Durante la perquisizione nel suo appartamento, la polizia trovò un limone nella tasca del cappotto e, dentro un cassetto, tre spicchi avvolti in un telo di cotone. «Uso il limone per pulire i denti», dichiarò, ma finì in manette.
Karl Müller fu processato nell’aprile di quell’anno dopo un processo segreto alla Corte penale centrale. Mentre Hahn fu avviato ai lavori forzati, lui fu riconosciuto colpevole di spionaggio e condannato alla fucilazione.
Fu questo un caso che inaugurò il doppio incrocio, tecnica che l’MI5 utilizzò con successo durante la seconda guerra mondiale. In pratica, la cattura e il processo di Müller furono tenuti segreti, e per mesi le lettere firmate dallo stesso venivano spedite agli 007 tedeschi di Anversa. Lettere ovviamente scritte dall’MI5, mentre dalla Germania arrivavano i soldi della ricompensa e la richiesta di ulteriori informazioni. Con quel denaro l’MI5 comprò una Morris biposto e la ribattezzò Müller.