Era l’agosto del 2019 e la conclusione dei lavori nell’area dove un tempo sorgeva la scuola di via Flumentepido, nel quartiere cagliaritano di Is Mirrionis, sembrava imminente. Una boccata d’ossigeno, molto piccola, per dare una risposta alle tante, troppe, famiglie in attesa di un alloggio popolare. Perché in quel rettangolo, alle pendici del colle di San Michele, il Comune ha deciso di realizzare 36 appartamenti. A distanza di quasi tre anni però nulla è cambiato. O meglio, le palazzine nuove ci sono, così come le case pronte per essere assegnate. Ma dentro non c’è ancora nessuno. Colpa della burocrazia, come si dice in questi casi. Così la graduatoria, lunghissima, non scorre. Perché ad essere ammessi nelle abitazioni ci sono anche le persone con disabilità motoria o psichica. E la priorità l’avrebbero questi cittadini a discapito, in una battaglia tra poveri, di chi magari è molto più su in graduatoria. Un pasticcio all’italiana per una legge nazionale, la 13 del 1989, da interpretare nel gran ballo degli uffici comunali.

Così chi passa davanti ai nuovi e moderni edifici, in uno dei quartieri più popolosi – e piano piano anche più anziano – di Cagliari non può che scuotere la testa. Con l’enorme bisogno di case tenere chiuse per mesi, oramai quasi un anno dalla conclusione dei lavori, è uno schiaffo che in pochi sopportano. E per evitare incursioni o peggio ancora occupazioni, è stata anche istituita una vigilanza armata. A difesa degli appartamenti e per evitare atti vandalici come avvenuto in passato quando tra le palazzine nuove c’è chi ha realizzato una piccola tendopoli oppure quando sono stati registrati dei danneggiamenti.

Le promesse su questi edifici si sono sprecate in tutto questo tempo. Dunque anche se adesso si dice che sia davvero questione di poco per arrivare alla definitiva assegnazione (al netto di eventuali e possibili ricorsi), in pochi ci credono. Perché anche sulla durata dei lavori le previsioni e le dichiarazioni si sono sprecate. La consegna dell’opera è stata collocata anche per la metà-fine del 2019. Poi la realtà è stata un’altra: ci sono voluti altri due anni. Burocrazia, documenti, imprevisti, varie ed eventuali: le spiegazioni sullo slittamento sono sempre le stesse. Il risultato, che alla fine è quello che conta, è che i cittadini osservano ancora oggi quei palazzi nuovi ma vuoti. E pensare che ad attendere, secondo le ultime stime, ci sono ottocento persone. Hanno presentato domanda per l’assegnazione di una casa popolare, altri 102 hanno chiesto il cambio di alloggio.

La realtà è sotto gli occhi di tutti: l’occupazione abusiva di abitazioni vuote oppure di locali pubblici non più utilizzati. Un fenomeno che esiste da sempre e che in alcuni momenti storici cresce e tocca, nel caso di Cagliari, tutti i rioni: da quelli periferici (San Michele, Is Mirrionis, Sant’Elia, Tuvumannu e Sant’Avendrace) a quelli del centro (fino ad arrivare agli stabili di proprietà pubblica in via Bacaredda). Gli sgomberi vengono effettuati ma con grandi difficoltà. Basti pensare al lungo iter che ha portato a liberare l’ex scuola di via Premuda diventata la casa per diverse famiglie. Ex istituti scolastici, vecchi edifici delle ferrovie, stabili che sono stati mense, biblioteche o locali di associazione: tutto va bene quando non hai un’abitazione. Perché molte giovani coppie magari con figli piccoli, non sapendo dove andare a vivere, pur di non restare a casa con genitori o nonni, decidono di “sfondare”. Sanno di commettere un’azione illegale dalle pesanti conseguenze. Ma i più lo fanno per disperazione. Anche se dietro gli alloggi “liberi” (per il decesso dell’assegnatario o per una momentanea assenza) aleggia sempre il mercato clandestino. Perché c’è chi pagherebbe pur di avere il via libera per occupare un’abitazione sapendo poi che i tempi per essere mandati via saranno molto lunghi.

Intanto dove prima c’era un grande casermone, l’ex scuola di Flumentepido diventata per decenni in regno dell’occupazione abusiva (con uno sgombero doloroso e rumoroso) e poi il luogo preferito da tossicodipendenti, ora ci sono 36 appartamenti, nelle due palazzine da quattro e cinque piani, in cerca di padrone. E la colpa di queste lunghe e interminabili attese come sempre non sono di nessuno.

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