Un campo verdissimo, la mazza come compagna di sfide e i gesti atletici fatti praticamente da fermi. Eppure il golf, passione da ricchi, è lo sport che conta il maggior numero di infortuni. Lo rivela un rapporto americano sulla salute. E c’è una spiegazione precisa che c’entra con l’età. Sul fronte opposto, ecco il nuoto, una delle pratiche più sicure per il corpo. Pure su questo fronte il basso rischio ha un fondamento scientifico. Parliamo sempre di amatori.

Dunque, fare buca, sport di mira e precisione, sollecita oltremodo il corpo, a dispetto di quanto possa sembrare. Secondo il National health statistics report, l’archivio sanitario degli Stati Uniti, il golf registra il maggior tasso di infortuni, superando persino il rugby, dove il corpo a corpo è l’essenza della prestazione. Il motivo per cui sui campi verdi ci si fa male, è presto detto: abbracciano questa disciplina gli over 50, una soglia anagrafica che di per sé fa il paio con un elevato rischio di riportare danni fisici, specie al sistema muscolo-scheletrico. Proprio per via dell’età. Si aggiunga che colpire la pallina con la mazza è un gesto cosiddetto ricorsivo. Insomma, la sua ripetitività è una condizione che amplifica la possibilità di un evento traumatico per il corpo.

Chi vuole praticare uno sport sicuro deve dedicarsi al nuoto. Come noto, in acqua i muscoli e le articolazioni soffrono meno: siccome si galleggia, il carico del peso corporeo diminuisce. Non che dolorini e contratture siano da escludere del tutto, ma l’incidenza degli infortuni gravi è molto bassa. Chi vuole evitare guai fisici può, in alternativa alla piscina, scegliere di camminare. Per alcuni è una noia. Ma girare a passo sostenuto parchi e città è ugualmente una garanzia contro il rischio di farsi male. Sempre con il vantaggio che l’età avanzata non ha un’incidenza maggiore sulla possibilità di danneggiare muscoli e articolazioni. Questo a differenza di un altro sport che sta spedendo dagli ortopedici moltissimi appassionati: il padel espone il corpo a molti infortuni, a causa dei repentini cambi di direzione. Ma anche per via dei movimenti improvvisi che non sono buoni alleati per il fisico. Si aggiungano quei gesti un po’ innaturali, come colpire la pallina dopo il rimbalzo sul vetro alle spalle dei giocatori. Insomma, scatti, piegamenti, saltelli e torsioni. A soffrire più di tutti sono ancora gli over 50, anche se parliamo di uno sport dove non c’è contatto fisico.

Nel rapporto sanitario americano, e qui si spostiamo tra i professionisti, il baseball, per eccellenza lo sport nazionale a stelle e strisce, è nella lista nera. Il motivo va oltre lo scontro fisico: portarsi di continuo la pallina al collo, per poi lanciarla o agire quando si è in ricezione, comporta ripetere sempre gli stessi movimenti. Da qui si sostanziano traumi a collo, spalle e gomiti. Le lesioni oculari, invece, sono un cruccio per i pagatissimi calciatori: l’Istituto oftalmico europeo ha certificato che ogni dieci traumi di questo tipo, tre sono legati al gioco del pallone. Questo succede a livello mondiale, non solo perché il contatto fisico è spesso violento, ma spesso avviene in corsa. Anche i padelisti hanno un’elevata possibilità di farsi male agli occhi, per l’elevata velocità in cui viaggia la pallina, che può colpire il volto.

La corsa, tra maratone e mezze maratone, resta uno sport gettonatissimo e sul rischio di infortuni figura nella parte alta della classifica. I runner, infatti, hanno problemi alle ginocchia, dove si riduce di spessore la cartilagine. Un’usura che pure in questo caso dipende dalla ricorsività del gesto atletico. Insomma, la vita sedentaria non giova al corpo. Ma pure muoversi ha i suoi svantaggi. Oggettivi. 

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