Gli sprechi idrici sono un pericolo per i conti pubblici
La ricerca di Standard & Poor’s: la Sardegna tra i territori più vulnerabiliPer restare aggiornato entra nel nostro canale Whatsapp
La scarsità d’acqua, aggravata dai cambiamenti climatici e da una gestione inefficiente delle risorse, rischia di pesare in modo crescente sui bilanci pubblici e, di conseguenza, sul rating creditizio delle Regioni, in Italia come in Spagna. È l’avvertimento contenuto in un’analisi dell’agenzia di rating Standard & Poor’s, secondo cui territori come la Sardegna sono tra i più vulnerabili.
Alla base della valutazione c’è il Water Stress Index, l’indicatore elaborato da S&P per misurare il rapporto tra domanda e disponibilità di risorse idriche. L’Italia presenta aree con livelli di stress elevatissimi: Basilicata e Puglia raggiungono la soglia del 100%, mentre Sardegna, Campania, Umbria, Lazio, Molise, Calabria e Abruzzo si attestano tra il 95% e il 99%.
A rendere ancora più critico il quadro è l’elevato tasso di dispersione della rete idrica, che in molte regioni supera il 40%. La Sardegna, con una perdita stimata al 51,3%, è quarta nella classifica nazionale, subito dopo la Sicilia (51,6%). In testa ci sono Basilicata (65,5%), Abruzzo (62,5%).
In concreto, dei 417 litri d’acqua erogati ogni giorno per abitante, solo 203 arrivano effettivamente a destinazione. Un dato che, paradossalmente, colloca l’isola tra le regioni con la maggiore quantità d’acqua immessa in rete ma tra le peggiori per volume realmente utilizzato. A livello nazionale, la media della dispersione si attesta al 42%, mentre in Spagna – dove pure il problema è diffuso – la percentuale scende al 22%.
«Il peggioramento della crisi idrica, unito all’intensificarsi dei consumi e all’insufficienza degli investimenti in infrastrutture, può influire sull’economia locale e incidere indirettamente sulle entrate fiscali», ha spiegato Alejandro Rodriguez Anglada, analista senior di S&P. Secondo l’agenzia, le misure emergenziali per far fronte alla siccità potrebbero risultare più onerose per i bilanci pubblici rispetto a interventi programmati e strutturali.
Lo studio sottolinea inoltre che l’effetto economico sarà progressivo, ma con potenziali ricadute a medio-lungo termine anche sulla solidità creditizia delle amministrazioni regionali.