A leggere le ultime notizie dal Messico si ha l’idea di una svolta politica e culturale in atto. Alle presidenziali del prossimo giugno saranno due donne – la progressista Claudia Sheinbaum e la conservatrice Xóchitl Gálvez - a contendersi un ruolo finora ricoperto solo da uomini. Intanto la Corte suprema ha emesso una sentenza rivoluzionaria che depenalizza l’aborto e sancisce l'obbligo dei centri sanitari statali di agevolarlo (secondo una stima dell’organizzazione Las Libres nel 2021 almeno 200 donne sono finite in carcere per aver interrotto la gravidanza).

Il problema arriva quando anziché le ultime notizie si leggono le penultime. Dopo 16 anni di violenza inarrestabile, quattrocentomila morti e 111mila dispersi, le classifiche della no profit World of Statistics danno alle città messicane il primato assoluto in fatto di omicidi. Lo racconta nel dettaglio un servizio di Leonardo Cioni pubblicato il 2 settembre dall’Ansa, che illustra una classifica impressionante: al primo posto tra le dieci città dove si uccide di più al mondo c’è Colima, con 181,9 omicidi per 100mila abitanti, ma “con l’eccezione dell’americana New Orleans (ottava dell’elenco con un tasso di 70,6 omicidi ogni 100mila abitanti), anche tutte le altre città della top ten sono messicane. Nell’ordine: Zamora (177,7), Ciudad Obregón (138,2), Zacatecas (134,6), Tijuana (105,1), Celaya (99,6), Uruapan (78,3), Juárez (67,7) e la più turistica di tutte, Acapulco (65,6)”.

Per mettere meglio a fuoco quelle che rischiano di essere percepite come cifre poco significative, proviamo un paragone con la realtà italiana, in base a dati lievemente meno aggiornati rispetto a quelli di World of Statistics ma comunque recenti. Un articolo del Post del 4 ottobre scorso basato sui dati di Lab24 del Sole24Ore, che ogni anno realizza l’indice della criminalità in Italia basandosi sulle informazioni fornite dalle forze di polizia, spiega che nel 2021 in Italia “la provincia in cui sono stati commessi più omicidi volontari in rapporto alla popolazione nel 2021 è Enna: 1,9 ogni 100mila abitanti. In termini assoluti la città dove sono avvenuti più omicidi volontari è Napoli: 39. A Milano ne sono stati commessi 18 (è 37esima in classifica) mentre a Roma 26 (32esima)”. Per restare al raffronto fra numero di episodi e popolazione, quei 18 crimini di Milano si traducono in un valore di 0,6 omicidi ogni 100mila abitanti. Quasi un decimo rispetto agli anni di piombo, quando nel capoluogo lombardo oltre al terrorismo politico agiva una malavita particolarmente aggressiva. Ma soprattutto meno di un centesimo rispetto ai valori attuali di New Orleans.

Il discorso non è diverso se anziché una città prendiamo in considerazione la situazione italiana più in generale. È una comparazione che ha sviluppato sempre il Post ai primissimi di quest’anno, il 3 gennaio, basandosi sul rapporto diffuso a fine 2022 dalla Criminalpol. Già dalle prime righe il quadro è netto: “Nel confronto con gli altri paesi europei l’Italia è uno di quelli con il minor numero di omicidi. Prendendo in esame il numero di omicidi ogni 100mila abitanti, in Italia il tasso è dello 0,6, in Germania dello 0,9, nel Regno Unito dell’1,2 e in Francia dell’1,4. La situazione è migliore solo in Svizzera e Norvegia. Per quanto riguarda le città, a Milano e Roma il tasso è uguale a quello della media nazionale ed è maggiore, in Europa, solo a quelli di Madrid e Porto. In termini di dati assoluti, a Roma quest’anno ci sono stati 26 omicidi e a Milano 19. A Bruxelles sono stati 179 (la popolazione è di 1,2 milioni contro i 4,2 di Roma) e a Parigi 100”.

Questo confronto, che dimostra come l’effettiva sicurezza delle città italiane sia nettamente più alta di quella percepita, generalmente fa scattare un’accusa di sensazionalismo e allarmismo nei confronti dei media: se gli omicidi sono così pochi rispetto ad altri Paesi e ad altri periodi, eppure spesso ci sentiamo così vulnerabili, evidentemente l’informazione ingigantisce il fenomeno. In realtà il fatto che i crimini di sangue vengano trattati con grande risalto sarebbe un ulteriore segnale rassicurante, visto che a fare notizia è ciò che è insolito. Se i giornali delle metropoli americane danno gli omicidi nelle colonne delle notizie in breve non è per evitare di creare allarme, ma perché per loro sono fatti di cronaca più comuni. Ad allarmare casomai dev’essere un altro dato: per quanto in Italia gli omicidi in generale siano in calo generale e costante, i femminicidi lo sono molto meno. Secondo il rapporto Openpolis basato sui dati Istat e pubblicato a marzo, “se negli anni il numero di uomini vittime di omicidio si è fortemente ridotto nel nostro paese, lo stesso non si può dire delle donne, per le quali il miglioramento è stato molto più lento e contenuto. Indice del fatto che si tratta di un problema strutturale che richiede delle politiche specifiche. Nei primi anni ’90, riporta Istat, per ogni donna uccisa erano uccisi 5 uomini. Nel tempo tale rapporto è gradualmente diminuito fino ad arrivare nel 2021 a 1,6. Se poi consideriamo le uccisioni di donne solo da parte di familiari, partner o ex partner della vittima, vediamo che la loro incidenza è lievemente diminuita (da 0,36 nel 2012 a 0,32 nel 2021). Ma è aumentata in rapporto al totale degli omicidi di donne”.

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