È una delle chiese più antiche di Oristano, testimonianza significativa dell’architettura medioevale arborense. Uno dei luoghi che maggiormente raccontano la storia del Giudicato d’Arborea e che in qualche modo ne segna la fine: è proprio qui che il 29 marzo 1410 venne siglato il trattato della pace di San Martino con cui il Regno d'Aragona, vincitore nella sanguinosa battaglia di Sanluri del 1409, decretò la fine di fatto del giudicato.

Un ambiente impregnato di storia, che custodisce elementi artistici di valore non da tutti conosciuti. Adesso grazie al Touring club italiano la chiesa di San Martino aprirà le proprie porte ai visitatori. Si tratta della seconda iniziativa in città del progetto “Aperti per Voi”: dopo la chiesa del Carmine, si potrà ammirare anche la chiesa che sorge a ridosso del vecchio ospedale San Martino. Ogni martedì e giovedì dalle 10.30 alle 12.30, i volontari accompagneranno oristanesi e non solo in un viaggio nella memoria fra storia e bellezze architettoniche.

La storia

La chiesa, di origine medievale come dimostrano gli stemmi giudicali con i pali d'Aragona affiancati all'albero deradicato d'Arborea scolpiti in un capitello, fu edificata in epoca imprecisata. La prima citazione compare in un atto di donazione del giudice d'Arborea Pietro II e della moglie Diana, datato 18 gennaio 1228.

Il 29 marzo 1410 l'edificio fece da cornice alla stesura del trattato della pace di firmata da Pietro Torrelles, luogotenente del re d'Aragona Martino il Vecchio e da Leonardo Cubello, guida delle schiere sarde. Così il Regno d'Aragona, vincitore della battaglia di Sanluri del 1409, decretò la fine di fatto del giudicato d'Arborea e infeudò il territorio al vassallo Leonardo Cubello, con il titolo di Marchese di Oristano e Conte del Goceano.

Dal libro dei conti del monastero, il Condaxi Cabrevadu, steso tra il 1415 e il 1550, emerge che fino alla prima metà del 1500 il monastero ospitò le monache benedettine. Nel 1568 con la bolla Sacrae religionis sinceritas, il papa Pio V concesse ai domenicani la facoltà di realizzare in Sardegna conventi dell'Ordine, e l'anno successivo venne fondato il convento a Oristano, che poi divenne sede di scuola di filosofia, teologia e storia.

Il convento domenicano fu poi progressivamente abbandonato e infine riconvertito in ospedale dagli Ospedalieri di San Giovanni di Dio nel 1832. Lasciato il vecchio ospedale cittadino di Sant'Antonio, utilizzarono il nuovo con la denominazione di ospedale di San Martino. Parte del vecchio ospedale attualmente ospita alcuni servizi di assistenza sanitaria.

L'altare della chiesa di San Martino (foto concessa)

La chiesa, a navata unica con cappelle laterali, conserva preziose opere sacre tra cui statue lignee dorate, retabli, crocifissi e un organo del XIX secolo. Al suo interno, proprio sull'altare, è posto un retablo decorato da miniature che raffigurano la Passione. Non si può dimenticare la cappella della Madonna del Rosario che anticamente ospitava i condannati a morte la notte prima dell'esecuzione. La chiesa, sotto la guida dei frati Cappuccini, ospita celebrazioni dedicate a San Martino, San Giovanni di Dio e alla Madonna d’Itria, continuando a rappresentare un punto di riferimento nella vita religiosa e culturale di Oristano. È sede delle Arciconfraternite, protagoniste dei riti della Settimana Santa.

Il progetto

L’apertura della chiesa del convento di San Martino rappresenta «un nuovo passo nel percorso di cittadinanza attiva promosso dal Touring Club Italiano, che da oltre vent’anni coinvolge volontari in tutta Italia nella valorizzazione del patrimonio storico e artistico» fanno sapere dal Touring. Dal 2005 ad oggi, grazie all’impegno di mille 700 volontari, il progetto ha reso accessibili 85 luoghi in 33 città italiane, in 14 regioni, accogliendo quasi 26 milioni di visitatori.

Per partecipare al progetto Aperti per Voi, e fare esperienza di cittadinanza attiva in uno dei luoghi simbolicamente adottati dal Touring Club Italiano, si può compilare il form all’indirizzo: https://www.touringclub.it/cosa-puoi-fare-tu/diventa-volontario.

Il Touring Club Italiano è una fondazione che dal 1894 si prende cura dell’Italia come bene comune, «perché sia più conosciuta, attrattiva, competitiva e accogliente. Il Touring contribuisce a produrre conoscenza, a tutelare e a valorizzare il paesaggio, il patrimonio artistico e culturale e le eccellenze economico produttive dei territori, attraverso il volontariato diffuso e una pratica turistica del viaggio etica, responsabile e sostenibile» concludono.

© Riproduzione riservata