Dall'invenzione del grammofono in poi, il destino delle canzoni è stato quello di finire incise su dischi stampati in un certo numero di copie, distribuiti in un certo territorio e venduti. Poi è arrivata la musica liquida, scaricabile o fruibile in streaming con guadagni fortemente ridimensionati per autori, cantanti e musicisti. Infine, in un contesto in cui il mondo della musica ruotava prevalentemente attorno agli spettacoli dal vivo, è arrivato il Covid. Una mazzata.

Ma anche un'occasione per inventarsi qualcosa di nuovo. Per esempio, provare a vendere una canzone a tiratura limitata anziché metterla su disco o online: venderla come fosse una stampa artistica o una fotografia. O ancora, scrivere (a centinaia) canzoni su misura per innamorati delusi, mariti che vogliono fare una sorpresa alla moglie, coppie che stanno per avere un figlio: canzoni destinate a un uso privato, intimo, personale.

Idee di Chiara Effe. Figus all'anagrafe, 36 anni, di Cagliari, cantautrice colta, raffinata, plurilaureata (in lettere moderne, etnomusicologia, con Ignazio Macchiarella, e canto jazz al Conservatorio) e pluripremiata (ha vinto il premio "Musica contro le mafie" a Palermo nel 2017, il "De Andrè" a Roma nel 2018 e il "Mario Panseri" a Savona e il "Premio dei Premi" a Faenza nel 2019, è arrivata seconda a "Corde e voci d'autore" a Cremona, si è esibita al Premio Tenco, è arrivata alla semifinale del "Voci per la libertà"), Chiara ha consacrato alla musica la sua vita. Scrive, canta, suona e arrangia canzoni in italiano che sono piccoli quadri (o se si preferisce, brevi film) che swingano, sambeggiano, profumano di Cagliari e nel giro di un paio di strofe tratteggiano personaggi efficaci e memorabili: come, a volerne ricordare due, Signora Saia, nonna "dagli occhi grandi che non si stanca di vedere tante cose", o il jazzista che passeggia in levare e "Sopra accordi indecifrabili che nessuno capirà… canticchia noncurante du du dududu da duba!" Nella sua carriera ha aperto i concerti di Carmen Consoli, Dente, Mauro Ermanno Giovanardi, Paolo Benvegnù ma ha anche vissuto, a Cagliari, l'ondata degli house concert, esibizioni pensate per le case altrui. Ha pubblicato un album nel 2015, "Via Aquilone", che suona molto bene, screziato e impreziosito dagli strumenti di una decina di musicisti, poi l'ha ripubblicato in una versione più intima, con un ensemble più ristretto, e ne ha annunciato un prossimo, "Via Giardini" che non è uscito. Colpa del Covid, spiega, ma anche di "incomprensioni" con l'etichetta: "Sto registrando di nuovo, in studio, quelle canzoni".

Da un anno e mezzo Chiara Effe si è trasferita a Torino. Come mai?

"Da cinque anni ci capitavo spesso. Ho viaggiato molto per l'Italia per partecipare a premi, ci ho preso gusto. Di Torino mi sono innamorata, perdutamente. Ti accoglie ed è posizionata bene: prendi un treno e arrivi a Milano e ovunque. Mi sono resa conto che pagavo l'affitto di una casa a Cagliari che non vedevo mai, ho deciso di darci un taglio e pagare un affitto a Torino con l'obiettivo di fare l'autrice. Qui ho cominciato a scrivere per gruppi locali, sia testi che musica. Ho scoperto che mi piace tantissimo. Che sia tramite la mia voce o tramite quella di altri, ho realizzato che per me l'importante è che la canzone esca e faccia un bel giro".

Com'è nata l'idea delle canzoni a tiratura limitata e come funziona?

"Io scrivo veramente tanto, di continuo, e non tutto può finire nei dischi. In questo caso avevo questa canzone, intitolata "Ali di carta", che avevo presentato al Premio Bruno Lauzi dove ha vinto due targhe: miglior testo e miglior interpretazione. Per un motivo o per l'altro è stata eseguita pochissimo durante i live e mai pubblicata. Ero a Torino da pochi mesi quando è esplosa la pandemia. Mi sono trovata bloccata in casa. Concerti azzerati, tutto fermo. Il mese scorso è nata questa idea: perché non farne una tiratura limitata? 25 pezzi. Chi la acquista riceve una mail numerata con un breve testo in cui ringrazio per l'acquisto, spiego com'è nata la canzone e assicuro che non pubblicherò "Ali di carta" su un disco. Poi c'è un file audio con la registrazione della canzone fatta in studio, voce e chitarra, il testo e gli accordi per eseguirla, tutto firmato".

E com'è stata la risposta?

"Ho venduto tutti e 25 i pezzi".

Chi è l'acquirente-tipo?

"Persone di ogni età. "Ali di carta" ha fatto un po' il giro d'Italia: fra chi l'ha acquistat c'è qualche sardo ma la maggior parte sono persone di altre regioni. Forse noi sardi siamo un pochino più conservatori".

Se uno volesse pubblicare la canzone può farlo?

"Certo. Per esempio, una ragazza che canta mi ha chiesto: "La posso rifare?" E penso che ne registrerà una sua versione. Altri l'hanno tenuta per sé. Mi chiedono: "è una canzone d'amore?" Sì ma può essere regalata anche a un figlio o una sorella".

Ci saranno altre canzoni a tiratura limitata?

"Sì, la prossima per la Festa del papà. È quasi pronta. Sto lavorando agli ultimi accorgimenti: in questi giorni mi sono messa al pianoforte per capirne qualcosa di più. Penso che la intitolerò "19 marzo". Al momento è supersegreta: mio padre non l'ha sentita, la prima copia sarà per lui. L'ho fatta ascoltare solo a mia madre e al mio fidanzato. Diverse persone mi stanno già scrivendo per prenotarne una copia".

Un modo creativo per reagire alla crisi. Per chi prova a vivere di musica questo è un momento drammatico.

"Assolutamente. Io mi sono dovuta riscoprire insegnante, attività che avevo messo da parte prima di lasciare Cagliari per Torino. Mi piace tantissimo, per carità, però non è la mia natura. Mi sono dovuta riscoprire insegnante per non buttarmi giù e, banalmente, per pagare l'affitto. Insegno chitarra, canto e songwriting: in realtà scrivere insieme è una delle parti più importanti dei miei corsi. Per esempio: vuoi raggiungere quel do alto con la voce? Scriviamo insieme una canzone che ci consenta di arrivarci. Non ho mai visto niente di così bello come gli occhi di chi vede la sua canzone prendere forma. Succede con le bambine di sei anni come con gli adulti di cinquanta".

Lei ha anche ideato la formula delle canzoni su misura. Come funziona?

"Lo faccio da sei/sette anni, soprattutto in occasione del Natale. L'idea è semplice: vuoi fare un regalo ai tuoi genitori per l'anniversario, o alla tua fidanzata, oppure ti sta nascendo un figlio e vorresti una ninna nanna speciale per lui. Ti rivolgi a me per scrivere una canzone su misura. A Natale ho lasciato carta bianca: tu mi scrivi quello che vuoi che finisca nella canzone e io mi metto a parafrasare le cose che hai scritto, senza distanziarmi dal tuo lessico. Poi ti mando una registrazione su WhatsApp, tu mi dici se l'idea va bene oppure la vorresti più lenta, più veloce, con una strofa in più, se c'è qualcosa di troppo o qualcosa che manca. Una volta che mi dai l'ok vado in studio e la registro. Può essere una versione voce e chitarra oppure con un arrangiamento più elaborato. Nell'ultimo anno ho proposto questa formula più volte, non solo per il Natale, e ho cercato di ridurre i costi: ci si fa due viedeochiamate di un'ora, si parla, e poi mi metto a scrivere".

Si direbbe un lavoro a metà strada fra l'astrologa/cartomante/psicologa e la figura di chi, quando l'analfabetismo era diffuso, scriveva lettere in nome e per conto di chi non sapeva farlo.

"Una cosa che trovo molto romantica. Ne avrò fatte 200, di canzoni su misura. Mai pubblicate. Io le deposito tutte alla Siae per tutelarle ma sono cose molto intime. A volte le storie che mi raccontano sono malinconiche: mi chiedono canzoni per riconquistare una fidanzata o una moglie, oppure hanno bisogno di sfogarsi per un amore finito o, soprattutto nell'ultimo anno, per i genitori lontani. Queste idee in realtà mi vengono in mente perché voglio che la musica stia in mezzo alla gente. Non ho per forza bisogno di fare 150 concerti o 150 concorsi".

Ha un artista di riferimento?

"Direi i cantautori: De Andrè, Dalla e De Gregori, per i testi. Dalla anche per le musiche. E poi, per la capacità di farle cantare a tutti, le proprie canzoni, direi i Bandabardò: da adolescente non perdevo un loro concerto né uno dei Modena City Ramblers. Più tardi sono arrivati altri modelli, per esempio Vinicio Capossela".

Cagliari nella sua scrittura è molto presente. Penso a una canzone come "Dall'ultimo gradino", ambientata nel quartiere della Marina.

"Cagliari c'è sempre, a volte anche in maniera implicita. A volte mentre scrivo mi ritrovo senza accorgermene a usare espressioni dialettali. E mi manca, la mia città. Qui a Torino sono venuta con un obiettivo preciso: provare a fare un mestiere, quello dell'autrice, che in Sardegna purtroppo non esiste".
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