Basta vederla muovere qualche passo per coglierne il potenziale: Nadia Battocletti ha una falcata leggera, elegante, mai scomposta. Una perfetta combinazione di gambe e braccia, inclinazione del busto, gestione delle energie: tutti fattori che le hanno permesso, a soli 22 anni, di ritagliarsi un ruolo di primo piano a livello internazionale in un'atletica leggera sempre più competitiva e in evoluzione. La mezzofondista delle Fiamme Azzurre, il 12 marzo al Teatro Romano di Gubbio al Festival del Cross, ha incantato il nutrito pubblico con la sua corsa avanzante e impeccabile conquistando il trentesimo titolo italiano nella sua carriera, tra corsa campestre, corsa in montagna e pista. Un trentesimo titolo italiano che si aggiunge ai quattro titoli europei di cross a livello individuale tra le Under 20 e le Under 23 e che dimostra, una volta di più, la classe di uno dei talenti più cristallini di sempre del mezzofondo nostrano. «Ogni titolo italiano è un ricordo indelebile nella mia memoria», rivela Nadia sorridente con modi gentili, al termine delle lezioni nella Facoltà di Ingegneria e Architettura in via Mesiano a Trento dove frequenta il quarto anno, immersa nel verde tra alberi secolari che si profilano su un cielo striato di nuvole candide tendenti al porpora in prossimità del tramonto.

Battocletti al Teatro Romano di Gubbio, il 12 marzo, è arrivato il trentesimo titolo italiano della sua carriera. Cosa provava in quei frangenti?

«Un’emozione e una felicità immense, anche perché a Gubbio ho corso più volte ed è un luogo a cui sono affezionatissima. Poi, su quella tipologia di circuito sono riuscita ad esprimermi al meglio, essendo parecchio adatto alle mie caratteristiche; le sensazioni erano molto buone, sentivo di poter disputare una prova efficiente e così è stato».

Tra i trenta titoli italiani conquistati qual è quello a cui è più legata?

«Sicuramente siamo sempre nell’ambito del cross e direi il primo nel 2014 a Marostica, al primo anno della categoria Cadette. Non mi sarei mai aspettata di vincere, per me è stata una sorpresa totale; la favorita era Marta Zenoni, una ragazza dal grande potenziale, che tra l’altro era in testa sin dall’inizio. Io ero seconda, non so come ma sono riuscita a raggiungerla e a superarla a circa cinquanta metri dal traguardo, conquistando il mio primo titolo italiano di categoria sui 2 km. Ho ancora la pelle d’oca, sembra ieri eppure sono già trascorsi quasi dieci anni».

Tra pista e cross quale dimensione predilige?

«Amo entrambe però, sicuramente, direi la corsa campestre».

Perchè?

«Perché è molto più varia e dinamica, ci sono tantissime componenti che fanno la differenza – dal percorso, ai tatticismi così come ai giochi di squadra – che possono permettere di fare saltare il banco. Insomma, nel cross è davvero tutto da inventare e non si può mai sapere cosa accadrà».

Quest’anno agli Euroindoor di Istanbul ha colto il quarto posto sui 3000. Cosa è mancato per cogliere il bronzo?

«Semplicemente non ho mirato la mia preparazione sulle gare al coperto, per me hanno rappresentato una fase di passaggio mentre le mie avversarie si sono concentrate nello specifico su questo appuntamento. Nonostante non sia arrivata la medaglia, comunque, sono molto felice di come sia andata e anche del riscontro cronometrico».

Lei è figlia d’arte: suo padre Giuliano Battocletti, che è anche il suo tecnico, è stato uno dei fondisti italiani più forti mentre sua madre Jawhara Saddougui ha un passato di tutto rispetto nel mezzofondo veloce. Quanto ha influito nel suo avvicinamento all'atletica?

«In realtà praticamente nulla, i miei genitori non mi hanno mai forzato nel scegliere l’atletica leggera, infatti ho praticato vari sport in precedenza. È avvenuto tutto per caso, durante una prima gara locale a 7 anni. Per me è stato un colpo di fulmine, mi sono letteralmente innamorata dell’ambiente, di tutto il contesto che permea le competizioni e ho deciso di dedicarmi all’atletica anche se sino ai 13 anni non mi allenavo, andavo al campo solo ed esclusivamente per giocare e divertirmi».

Nella sua carriera ha incrociato anche alcune mezzofondiste sarde di rilievo.

«Esattamente, nel 2018 a settembre conquistai a Pescara il mio primo titolo italiano Assoluto in occasione dei Tricolori su pista dei 5000. In quella gara, Claudia Pinna del Cus Cagliari giunse quarta, fu una gara tattica molto avvincente. Poi, conosco anche Alice Cocco che è stata più volte campionessa italiana di corsa campestre».

A proposito di Alice Cocco, lei l’anno scorso sarebbe dovuta essere al cross di Alà dei Sardi.

«Esattamente, ma alla fine non presi parte alla manifestazione. Mi piacerebbe, però, in futuro poter gareggiare in una gara storica come quella di Alà dei Sardi, dove i più grandi campioni del mezzofondo di sempre hanno dato spettacolo».

Nel suo palmarès spiccano anche quattro titoli europei a livello individuale sempre nel cross: tra le Under 20 a Tilburg nel 2018, a Lisbona nel 2019, tra le Under 23 a Dublino nel 2021 e nel 2022 a Venaria Reale. Quale ricorda con più affetto?

«È una scelta difficile, anche in questo caso il primo titolo europeo è stata una sorpresa, non mi aspettavo minimamente di poter competere con avversarie di quel livello. Invece, al mio ultimo Europeo da Under 23 nel 2022, a Venaria Reale, ho sentito un'emozione fortissima: gareggiavamo in Italia, il tifo era pazzesco, sentivo le persone assiepate lungo il percorso gridare il mio nome, tutto questo mi ha dato una carica incredibile».

Su cosa sarà il focus per questa stagione?

«Sicuramente sui Mondiali in pista a Budapest a fine agosto sui 5000, la mia preparazione è focalizzata su questo».

Il suo futuro sarà nella maratona?

«Assolutamente sì e non escludo che il debutto possa essere già tra qualche anno. Attualmente ci concentreremo sulle distanze più veloci ma tra non tanto inizieremo a pensare a un esordio sui 42 km: sono sicura sarà un'esperienza avvincente e stimolante».

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